La Tessera professionale europea compie un anno e presenta un primo bilancio positivo
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Secondo i dati del Dipartimento Politiche Europee (aggiornati al 10 gennaio 2017), l’Italia ha già rilasciato 161 tessere su un totale di 553 richieste ricevute. Complessivamente, in Europa sono 703 le tessere rilasciate, a fronte di 2.100 richieste (dati della Commissione europea aggiornati al 31 dicembre 2016). .

L’Italia, nel quadro europeo, è tra i Paesi più attivi: prima come Stato membro di origine delle richieste della tessera, quarta come Stato membro ospitante. La Tessera infatti interessa sia i professionisti europei che intendono esercitare in Italia sia i professionisti italiani che intendono esercitare in un altro Paese europeo e facilita il trasferimento, anche solo temporaneamente, dell’attività in un altro Paese dell’Unione. Attualmente, la Tessera riguarda cinque professioni: infermiere, farmacista, fisioterapista, guida alpina e agente immobiliare. Nel nostro Paese i professionisti del settore sanitario (infermieri, fisioterapisti e farmacisti) hanno presentato complessivamente il 70% circa delle richieste di rilascio della Tessera, rispettivamente con 143, 180 e 81 istanze. Le guide alpine da sole totalizzano 118 richieste, il 21% del totale, mentre gli agenti immobiliari hanno presentato 31 richieste, il 6% del totale.

Se si guarda alla percentuale di tessere rilasciate rispetto al totale di domande per categoria professionale, sono le guide alpine a registrare la quota maggiore (70%). Le domande riguardano in gran parte la prestazione di attività temporanea e occasionale sull’arco alpino italiano. Altra categoria che può rilevare una buona quota di tessere rilasciate rispetto alle domande è quella degli agenti immobiliari (45%), mentre i professionisti del settore sanitario (infermieri, fisioterapisti e farma-cisti), pur avendo presentato il maggior numero di istanz,e si attestano sul 17% di tessere rilasciate rispetto alle richieste (quasi il 60% delle domande risultano scartate perché non corrette). Le Autorità competenti italiane hanno esaminato tutte le richieste, fornendo informazioni e assistenza operativa ai professionisti. Delle 553 richieste ricevute, oltre alle 161 già accolte, sono 106 quelle in fase di lavorazione – accettazione della domanda, attesa documentazione, completamento della procedura di validazione – mentre 286, pari al 52% circa, sono quelle che non è stato possibile accogliere perché ritirate dal professionista, rigettate, rifiutate, revocate-sospese dai valutatori nazionali, oppure chiuse per mancanza di documentazione. Nello specifico, oltre il 56% dei casi di mancato rilascio della tessera (161) è stato determinato dalla mancata presentazione nei termini previsti dei documenti richiesti, mentre il 28% delle domande (80) sono state ritirate dallo stesso professionista nel corso della procedura.

In altri casi le domande sono state rigettate, rifiutate oppure revocate o sospese dai valutatori nazionali. Una situazione che, insieme al forte interesse per la tessera professionale europea, denota nel nostro Paese anche la necessità di una migliore familiarizzazione con il nuovo strumento. La Tessera ha infatti una forte componente innovativa proprio perché non è una “carta fisica” ma una procedura elettronica che semplifica il riconoscimento da parte delle Autorità nazionali della qualifica ottenuta dal professionista nel proprio Paese, riducendo sia i tempi che gli oneri burocratici. Ha la forma di un certificato elettronico che attesta come il professionista abbia superato ogni procedura per ottenere il riconoscimento della qualifica professionale nel Paese ospitante. La procedura di riconoscimento avviene attraverso l’IMI, il sistema di informazione del mercato interno che facilita la comunicazione tra le autorità nazionali di regolamentazione delle professioni.

“La Tessera rappresenta un caso di successo europeo – spiega Diana Agosti, Capo Dipartimento Politiche Europee – e dimostra l’efficace cooperazione tra Commissione europea e Stati Membri. La Tessera favorisce una maggiore mobilità dei lavoratori all’interno del mercato unico e più mobilità significa maggiori opportunità per i cittadini europei”.

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