La visione di Messina e il risparmio (forse) da quotare

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Venerdì mattina Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, prima banca sul territorio italiano, svelerà la sua Weltanschauung , la personale visione del mondo che ha maturato da quando ha sostituito Enrico Tomaso Cucchiani al vertice dell’istituto di credito.
C’è molta attesa per il piano industriale che guiderà il percorso di Intesa Sanpaolo nel prossimo triennio, anche da parte degli operatori internazionali. La recente entrata nel capitale di BlackRock pone Cà de Sass in una prospettiva di interesse non solo domestico.
Sarà la Weltanschauung di Messina, ma non il «suo» piano. Il top manager ha condiviso con circa 7 mila manager le linee guida di questa operazione. Anche per questo la settimana che inizia oggi è delicatissima. Venerdì scorso si è riunito il comitato strategie, domani è convocato il Consiglio di Gestione. Giovedì doppio appuntamento dei Consigli (Gestione più Sorveglianza) e venerdì presentazione agli analisti. Le ipotesi sui contenuti del piano si sprecano. Una delle più accattivanti sposa l’idea della creazione di un grande polo del risparmio gestito, dove Intesa Sanpaolo oggi si presenta con Fideuram, Intesa private banking ed Eurizon. Le masse gestite sono cresciute nell’ultimo anno del 10 per cento, a 250 miliardi. Razionalizzare le tre anime e, magari, quotarle in Borsa potrebbe essere una strada per creare valore. Unicredit, recentemente, ha annunciato la quotazione di Fineco. Intesa Sanpaolo potrebbe pensare a qualcosa di simile per il risparmio. Di sicuro una delle vie che Messina cercherà di percorrere sarà quella della razionalizzazione, sia delle strutture che della forza lavoro. Non solo diminuirà il numero delle filiali, di 300 unità nel corso dell’anno per arrivare al 31 dicembre a quota 3.700 in Italia, ma anche delle banche controllate sotto l’ombrello della Banca dei Territori: già in occasione della presentazione dei risultati al 30 settembre Messina evidenziò l’intenzione di scendere da 22 a sei banche. Un percorso articolato, da affrontare senza fretta per non urtare le sensibilità delle fondazioni coinvolte, ma al tempo stesso determinato e preciso. Delicatissimo il confronto sul personale: si parla di 3 mila esuberi, da ricollocare in parte all’interno del perimetro del gruppo.
Tra le molte variabili in gioco nel corso della settimana, un punto fisso sembra essere rappresentato dal dividendo. Intesa riesce a smarcarsi dal confronto con Unicredit e lo fa offrendo due chiavi di interpretazione molto concrete: in primis un dividendo cash , di probabili 5 centesimi per azione ordinaria da confrontare con lo script dividend di Unicredit. Poi, una pulizia di bilancio, dove si assicura il rigore essere assoluto, che non avrà però le dimensioni di quanto deciso da Ghizzoni in Unicredit (14 miliardi). Messina, che ha già postato rettifiche per 4 miliardi di euro sull’ultima trimestrale, la scorsa settimana ha tagliato corto sull’argomento («noi non abbiamo da pulire niente»), lasciando intendere che il più è stato fatto. Restano i conti, che non potranno essere brillanti visto l’andamento dell’economia italiana, ma che dovrebbero rappresentare la chiusura di un ciclo. Da cui ripartire secondo le indicazioni del piano industriale.

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