Le startup catalizzano circa 6,6 miliardi di investimenti
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Nei giorni scorsi il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi ha firmato un decreto che consente di costituire una start up senza ricorrere al notaio. L’iter per farne nascere una sarà dunque più breve.

A beneficiarne sarà probabilmente il tessuto imprenditoriale italiano, che potrebbe arricchirsi di un numero maggiore di start up innovative rispetto a quelle già iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese e che, secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico aggiornati al 31 dicembre 2015, sono 5.143 (439 unità in più rispetto alla fine di settembre).

Un numero maggiore di start up si traduce inevitabilmente in un aumento dei posti di lavoro – alla fine di settembre 2015, le start-up con dipendenti (1.939 unità) impiegavano 5.351 persone: 460 unità in più rispetto alla fine di marzo (+9,4%) – e auspicabilmente in un incremento degli investimenti.

In tal senso, le stime degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano e di Italia StartUp ne certificano una crescita già per il 2015, quando gli investimenti complessivi dovrebbero raggiungere i 133 milioni di euro (+11% rispetto al 2014). Per quanto positivi, questi incrementi – nel 2015 sono cresciute tanto le start up attive in Italia quanto gli investimenti che hanno attirato – vanno accolti senza troppo entusiasmo: il gap con i principali Paesi europei è ancora notevole.

Anche in Europa, le start up offrono il loro contributo all’economia. Secondo i dati aggiornati al 2014, le start up europee sono oltre seicentomila (startuphubs.eu ne ha contate 636.964 unità) e nonostante le dimensioni generalmente molto piccole (oltre 500 mila start up impiegano da uno a quattro dipendenti) catalizzano una quantità notevole di investimenti, che nel 2014 hanno toccato i 6,6 miliardi di euro (in crescita rispetto ai 2,4 miliardi del 2014), e nel complesso danno lavoro ad oltre tre milioni di persone.

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