Nel 2013 si stima che l’economia sommersa nel Vecchio Continente raggiunga il valore di 2.100 miliardi, un valore corrispondente al 18,5% dell’attività economica europea. Lo sottolinea uno studio di Visa Europe che mostra come il sommerso sia ancora fortemente legato all’utilizzo dei contanti e sia generato in particolare da lavoro nero e dal non-dichiarato. Il rapporto stima che un uso mirato dei pagamenti elettronici aiuterebbe a ridurre l’economia sommersa in Europa di un decimo, ossia circa 200 miliardi.
L’ITALIA – Escludendo l’Europa dell’Est, l’economia sommersa in Italia rappresenta il terzo più alto livello di economia sommersa in Europa (appena dopo Turchia e Grecia), attestandosi a circa il 21% del Pil del Paese, per un valore di 333 miliardi. L’alto livello di attività sommersa in Italia è attribuito al non maturo e infrequente utilizzo dei pagamenti elettronici e della loro accettazione, enfatizzato dal fatto che 1 euro su 23 in Italia è speso su carta Visa contro 1 sterlina su 3 spese su carta Visa nel Regno Unito, un Paese che, infatti, ha un’incidenza del sommerso sul Pil solo del 10%. Lo studio evidenzia anche che i pagamenti online in Italia (cresciuti del 17% nel solo 2012) stanno sempre più supportando il contrasto all’economia sommersa, migliorando la trasparenza e così limitando la possibilità di non dichiarare vendite e altre operazioni commerciali.