L’estensione della Fatturazione Elettronica anche al regime di partita iva forfettario sembra soltanto una delle ipotesi caldeggiate dal governo

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Il governo pensa di introdurre la fatturazione elettronica per il regime forfettario, di abolire il contante, di introdurre una tassa sulle merendine e alla fine della fiera, tante ipotesi che cuociono in un unico grande calderone che fa ribollire gli animi degli italiani, provati da anni di balzelli, corsi e ricorsi.

L’anno scorso la Guardia di Finanza ha individuato 13.957 evasori, ne ha arrestati 400, e nessuno è finito in prigione. Citando il giornalista Stefano Cingolani, «Evasione, perché chiamarla così? Secondo la Treccani significa fuga da un luogo di costrizione, una prigione, un manicomio criminale […]. Dunque il sistema fiscale è un carcere, e in tal caso è difficile non simpatizzare con chi taglia le sbarre e annoda le lenzuola». “Sillogismo” a parte, occorre fare più attenzione alle parole che usiamo.

È evidente che l’evasione vada combattuta, ma siamo sicuri che quest’ipotesi di obbligo di fattura elettronica a tutti i contribuenti sia una soluzione?

Vediamo cosa cambierebbe, soprattutto per quanto riguarda le misure previste per il 2020.

Fattura elettronica estesa alle partita iva forfettarie, come funzionerà?

Fino a ora le partita iva forfettarie erano state esonerate, come deciso dalla Legge di Bilancio 2018. La norma aveva infatti stabilito l’obbligo di fattura elettronica per tutte le transazioni a partire dal 1° gennaio 2019, ma ha sollevato dal nuovo adempimento professionisti e lavoratori autonomi appartenenti al regime dei minimi e nel forfettario.

La volontà di fare “emergere dal sommerso” ogni operazione è il motivo principale per cui si ipotizza la fatturazione elettronica a tutti i professionisti e lavoratori autonomi, indipendentemente dalle soglie di reddito; di questa manovra gioverebbe il Fisco, che con un sistema maggiormente tracciato potrebbe minimizzare le transazioni non a norma.

Cosa si prevede per il forfettario fino a 100 mila euro?

Altra ipotesi per il 2020, è quella di fare slittare (o eliminare del tutto) il forfettario potenziato con tassazione al 20% per i redditi fino a 100 mila euro.

Secondo la legge di Bilancio 2019 il nuovo regime forfettario è diviso in due fasi: la prima, che è già stata avviata, con aliquote al 15% sui ricavi fino a 65 mila euro, mentre la seconda, appunto in programma per il 2020, con i redditi fino a 100 mila euro tassati con un’aliquota del 20%. Ad oggi, non è stata però ancora chiesta l’autorizzazione alla Commissione europea per il regime agevolato, pertanto si tratta solo di supposizioni.

Secondo i risultati presentati nella sintesi del Mef, nel secondo trimestre del 2019 sono state aperte 136.323 nuove partite Iva, di cui 66.126 hanno aderito al regime forfetario, ovvero 48.5% del totale delle nuove aperture. Per questo motivo, queste misure interesserebbero un grande bacino di contribuenti.

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