L’Italia corre sulle infrastrutture di ricarica, ora serve mettere in moto il mercato
Il 58% delle colonnine di ricarica pubblica si trovano nel Nord Italia – con la Lombardia che registra il 16% delle infrastrutture –, il 22% al Centro e il 20% nel Sud e nelle Isole. Nelle 14 città metropolitane, in cui vive orientativamente il 36% della popolazione, si trova circa il 33% dei punti totali.…

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Il 58% delle colonnine di ricarica pubblica si trovano nel Nord Italia – con la Lombardia che registra il 16% delle infrastrutture –, il 22% al Centro e il 20% nel Sud e nelle Isole. Nelle 14 città metropolitane, in cui vive orientativamente il 36% della popolazione, si trova circa il 33% dei punti totali. Roma è al primo posto per numero di punti di ricarica (2.751), seguita da Milano (1.927), Torino (1.641), Venezia (1.372) e Firenze (882).

Il mercato dunque si muove velocemente a fronte però, sottolineano gli esperti di Motus-E «della mancata pubblicazione dei bandi previsti per legge per consentire agli operatori l’installazione massiva delle colonnine sulla grande viabilità». Per la prima volta, grazie alla collaborazione con RSE, il report include anche una geolocalizzazione dei punti di ricarica da cui emerge che nell’86% del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di 10 chilometri.

Lo studio mette poi a confronto l’Italia e gli altri grandi mercati europei e da questo confronto emerge che nel paese ogni 100 veicoli elettrici circolanti si contano 21,5 punti di ricarica a uso pubblico a fronte degli 11,5 della Francia, degli 8,2 della Germania e degli 8,9 del Regno Unito Un rapporto positivo anche se si guarda alle sole ricariche ad alta potenza. «In questi Paesi – evidenzia Motus-E – nell’ultimo anno le immatricolazioni di auto elettriche sono cresciute rispettivamente del 25,3%, del 32,3% e del 40,1%, a fronte dell’isolato passo indietro italiano (-27,1%)».

I nodi: dal Pnrr ai 40 milioni per le colonnine

La conclusione che Motus-E sposa è chiara: «Il report dimostra che l’andamento anomalo delle vendite di BEV in Italia non dipenda da fattori infrastrutturali. Nonostante la frenata del mercato auto BEV gli operatori della ricarica lavorano a pieno regime per far centrare all’Italia gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti» commenta il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso.

Tre i nodi politici per Motus-E: intervenire a livello politico per non sprecare gli oltre 700 milioni di euro del Pnrr destinati all’installazione di più di 21mila stazioni di ricarica ad alta potenza – allo stato, per come è impostata la normativa, c’è il rischio di non riuscire a impiegare le risorse messe a disposizione dall’Ue – almeno nel primo bando che senza interventi scadrà a maggio, ma non è ancora stato aperto; lavorare per superare il ritardo nell’infrastrutturazione delle autostrade, un unicum italiano, senza ancora i bandi per l’installazione delle colonnine da parte dei concessionari; infine, il tema dei tempi e della complessità delle autorizzazioni, soprattutto a carico dei Comuni più piccoli.

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