L’Italia non è un Paese per imprese giovani: -6,6% sul 2019. Bolzano in controtendenza
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È una discesa ripida, che non accenna a fermarsi, quella delle imprese giovanili in Italia: al 30 settembre 2022, infatti, le aziende con la maggioranza dei titolari o soci entro i 35 anni rilevate da Infocamere-Unioncamere erano 511.996, oltre 36mila in meno rispetto al periodo pre pandemia (-6,6% sull 2019). Un calo più veloce di quello registrato, in parallelo, per motivi demografici, dalla popolazione giovanile tra i 18 e 35 anni (-0,3% nei tre anni) e dal totale delle imprese registrate (-0,8%). Insomma, tutto cala ma le imprese under 35 di più.

I numeri

In particolare, tra il 2019 e il 2020 sono scomparse o “invecchiate” (e mai rimpiazzate) circa 20mila imprese, mentre – dopo un sostanziale congelamento dovuto alla prima ondata di Covid – tra il 2021 e il settembre 2022 questo spopolamento ha riguardato 12.792 realtà imprenditoriali.

Il fenomeno, a ogni modo, non è un effetto della pandemia, ma ha radici più lunghe. I dati raccolti dal Sole 24 Ore, pubblicati all’interno dell’indagine della Qualità della vita, confermano il declino dell’imprenditorialità giovanile, un trend in corso da circa un decennio. Basta pensare che nel 2011 erano 697mila le attività con più della metà della compagine sociale sotto i 35 anni. Un’impresa su dieci, allora. Mentre oggi le imprese giovanili sono solo l’8,4% del totale. Con una perdita, tra il 2011 e 2022 di oltre 185mila unità.

LA FOTOGRAFIA AGGIORNATA

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Le cause e le misure

Le ragioni del calo sono duplici: l’invecchiamento della popolazione che affligge il Paese, ma anche il sempre complesso ricambio generazionale nelle aziende italiane, molte delle quali sono medie o piccole imprese a proprietà familiare. Più difficile incidere, poi, sul calo della propensione all’autoimprenditorialità, a fronte di costi e bollette sempre più elevati.

Il 70% delle imprese giovanili sono ditte individuali, oltre il 25% opera nel commercio, il 12% nelle costruzioni, l’11% nella ristorazione e il 10% nell’agricoltura e così via. E proprio il commercio tra il 2011 e il 2020 ha registrato uno dei cali più significativi nel numero di imprese under 35 (-25%): «È un settore in cui le aggregazioni e la presenza di piattaforme globali hanno creato vantaggi competitivi spesso insuperabili per un giovane che entra nel mercato», spiega Andrea Colzani, presidente dei Giovani imprenditori di Confcommercio. La pandemia, però, potrebbe aver innescato un cambiamento positivo, «ridando valore al commercio di prossimità e spingendo i piccoli a usare il web per crescere. Intercettare i nuovi trend con le giuste competenze è una grande occasione per i giovani», continua Colzani. Che conclude: «C’è tanta voglia di imprenditorialità nelle nuove generazioni».

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