Il mondo degli intermediari finanziari è in costante cambiamento
Nessuno tocca le Bcc (ci ha già pensato Visco)

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La riforma delle Bcc, i vecchi confidi 107 diventano 106, i vecchi confidi 106 diventano 112, nuovo albo e nuove normative per i mediatori creditizi… sembra proprio che il mondo degli intermediari finanziari sia in ebollizione e in costante cambiamento. Non si fa in tempo ad assimilare e interiorizzare una normativa che subito esce un approfondimento o una modifica.

Ma il cambiamento riguarda solo il settore finanziario o è una caratteristica che accomuna un po’ tutti i settori in generale?

Per quale motivo oggi una delle competenze più ricercate dalle aziende è la flessibilità? Vediamo perché!

Immaginiamo un ipotetico colloquio di selezione degli anni ’70; per le segretarie, era richiesta la conoscenza della dattilografia e stenografia, nessuno avrebbe chiesto loro di portare un curriculum, né la loro capacità di utilizzare gli strumenti informatici, tantomeno sarebbero stati somministrati test o questionari atti a verificare la loro capacità di gestire il cambiamento.

Del resto, se spostiamo l’asse temporale di 10 anni indietro e voliamo a un colloquio di lavoro degli anni ’60, poco cambia: l’attività della segretaria prevedeva più o meno l’uso degli stessi strumenti e le stesse competenze. La segretaria di allora rispondeva al telefono (un unico tipo di telefono: la linea fissa), scriveva lettere a macchina, magari portava il caffè al capo.

Perché quindi pretendere una flessibilità che non era necessaria?

Oggi il cambiamento non è una variabile ma una certezza: negli ultimi anni la rivoluzione digitale ha sconvolto la modalità di comunicare e di lavorare. Se nominiamo WhatsApp, Skype, i Social Network, le e mail, parliamo di innovazioni che hanno preso campo in modo vertiginoso e che sono diventate strumenti di lavoro quotidiano in un arco temporale relativamente breve.

Oggi la segretaria è un’assistente personale – personal assistant –  chiamata ad amministrare e di fatto decidere l’agenda (condivisa elettronicamente) e il calendario del suo capo, a viaggiare con lui, talvolta a rappresentarlo e sostituirlo nelle riunioni, una specie di “vice-comandante”. E a lei è richiesta flessibilità, capacità di adattamento, conoscenze specifiche, come al suo capo.

Ma cosa c’entra tutto questo con la riforma delle Bcc? Al di là degli aspetti normativi e giuridici questa riforma avrà sicuramente un impatto fortissimo sui collaboratori che attualmente prestano la loro opera all’interno delle Banche e delle Federazioni.

Parafrasando Darwin (Non è la specie più intelligente a sopravvivere e nemmeno quella più forte. E’ quella più predisposta ai cambiamenti) viene da pensare che non saranno i collaboratori tecnicamente più competenti a sopravvivere ma quelli che saranno in grado di adattarsi più rapidamente a nuovi ruoli e nuove dinamiche.

Più facile a dirsi che a farsi! Di teorie sul cambiamento ce ne sono moltissime ma hanno tutte una cosa in comune: il cambiamento costa fatica, energia, sforzi, costanza, ecc.

In ogni caso sono le aziende stesse – banche, confidi mediatori, è indifferente – ad aver bisogno di una squadra composta da persone flessibili, in grado di modificare rapidamente abitudini consolidate, che sappiano cogliere gli aspetti positivi e vedano il cambiamento come una parte del proprio sviluppo personale, sappiano integrarlo nel quotidiano a poco a poco vivendolo con sfida e con passione.

Per questo c’è bisogno di percorsi formativi mirati che possano supportare le persone in questo percorso di sviluppo personale, di valutazione delle competenze per individuare quei collaboratori più predisposti, di analisi degli stili comportamentali per capire la risposta individuale ad un determinato stimolo o situazione.

Solo conoscendo bene su quale squadra è possibile contare si può pensare di vincere e dominare i cambiamenti che ci coinvolgeranno. Solo con le persone giuste e grazie a loro non ne saremo travolti ma sapremo coglierne le opportunità.

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