Monza – Candy: un paradosso tutto italiano

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CandyQuando i proprietari di Candy erano i Fumagalli, famiglia brianzola doc, la produzione veniva portata in Cina, ora che i proprietari sono i cinesi la fabbrica torna in Brianza. La globalizzazione non fa sconti. Nemmeno ai cinesi. Haier, il colosso asiatico degli elettrodomestici che un anno e mezzo fa ha comprato per 475 milioni di euro il marchio Candy, riporterà nella fabbrica di Brugherio la produzione di 100mila lavatrici che sino ad oggi venivano assemblate in Estremo Oriente. Monza Cina andata e ritorno. Le lavatrici a incasso sono infatti quelle a maggior “valore aggiunto”. Tanto bravi che i cinesi nell’intesa riconosceranno 800 euro una tantum ai lavoratori. Proprio come riconoscimento al loro impegno e alla loro professionalità. In questi tempi da lupi e con tali chiari di luna, scusate se è poco.

Ritorno a casa, ma non è un film

Tornando a casa , il film del 1978 con Jane Fonda potrebbe essere la colonna sonora della notizia. Un Vietnam tutto italiano a lieto fine quello vissuto dagli operai brianzoli. Ora si prendono la rivincita. Nel 2012 la Candy (allora saldamente in mano alla famiglia Fumagalli) aveva aperto una fabbrica a Jiangmen. Un impianto da 35 milioni di euro capace di sfornare fino a 2 milioni di lavatrici all’anno. Di pari passo aveva ridotto progressivamente la produzione nella fabbrica italiana di Brugherio.

Monza Candy, la rivincita degli operai italiani

Le intenzioni di Haier sono quelle di costruire in Brianza 100mila lavabiancheria a incasso che attualmente vengono realizzate proprio a Jiangmen. Si dovrebbe partire da giugno-luglio prossimi a fronte di un investimento di 600mila euro per l’adeguamento delle linee produttive. Questa decisione segna un’inversione di tendenza e permetterà di raggiungere la quota di 450mila lavatrici assemblate nella fabbrica di Brugherio nel 2020. Ben 50mila in più rispetto a quest’anno, stabilita nell’ultimo accordo sindacale.

Monza Candy, italian do it better

Tutto quanto sopra vuol dire che gli imprenditori cinesi li ritengono “più capaci” tanto da affidare loro la costruzione di elettrodomestici “più complessi”. Non solo. L’accordo prevede che gli operai lavorino 24 ore settimanali. una boccata d’ossigeno per i 450 operai dello stabilimento. C’è un piano industriale che ha l’obiettivo di aumentare i volumi produttivi dell’impianto brianzolo nei prossimi anni. E lo spostamento dalla Cina alla Brianza della produzione di 100mila lavabiancheria sembra andare proprio verso questa direzione.

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