Nel 2015 è tornato a crescere il numero di nuove aziende
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La crescita è accompagnata da un diverso mix nelle forme giuridiche scelte dagli imprenditori: diminuiscono le forme più semplici, imprese individuali e società di persone, mentre risulta in forte aumento il numero di società di capitale, grazie al contributo decisivo delle Srl semplificate.

Da una specifica ricerca condotta da Cerved emerge che sono in aumento anche le nuove imprese con potenziale di innovazione. Applicando i sistemi di ricerca semantica di SpazioDati agli archivi di Cerved si scopre che il numero di startup innovative potrebbe essere significativamente superiore (circa 5 mila in più) a quello delle aziende che si sono iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese.

Le statistiche indicano che nel 2015 sono nate 272 mila nuove imprese, lo 0,4% in più dell’anno precedente. È proseguita la corsa delle società di capitale: ne sono nate 87 mila, in crescita del 9% rispetto al 2014 e al massimo dall’inizio della serie storica. Alla base, il successo delle srl semplificate, la forma di impresa istituita nel 2012 per favorire l’imprenditoria e che ha contato per più del 40% delle iscrizioni, diventando un’opzione largamente preferita rispetto alle forme giuridiche più semplici. Sia le nuove imprese individuali, sia le nuove società di persone hanno, infatti, raggiunto un minimo da oltre un decennio, con cali su base annua rispettivamente del 2,5% e del 9%.

Resta da capire se il fenomeno è figlio di una rinnovata fiducia nel clima di ripresa imprenditoriale oppure è una conseguenza della contrazione del lavoro dipendente che induce all’avventura imprenditoriale in piccole aziende. «Esistono entrambe le componenti — afferma Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved —. Il clima è certamente migliorato e c’è più fiducia, ma è indubbio che la crescita, soprattutto delle ditte individuali, è influenzata dai contraccolpi occupazionali delle medie e grandi imprese. Ma è la scelta dell’area innovativa che rende il fenomeno più interessante. Non bisogna pensare solo a imprese dell’area digitale. Fioriscono aziende capaci di portare innovazione nel manifatturiero tradizionale rappresentando una risorsa importante».

Le tendenze settoriali risultano molto diversificate: aumentano a ritmi elevati (+15%) le nascite nell’agricoltura, soprattutto tra le forme giuridiche più semplici, crescono le nuove aziende industriali (+3,3%) e dell’edilizia (+1,3%), mentre le nuove imprese risultano in calo nei servizi (-1,2%) e soprattutto nelle utility (-24,2%). Dal punto di vista geografico non ci sono novità sconvolgenti se non la ripresa delle nascite al Centro (+1,5%), nel Nord Est (+1,1%) e nel Nord Ovest (+0,2%), ma non nel Mezzogiorno, che fa registrare un lieve calo rispetto al 2014 (-0,5%).

Dai dati emerge anche che tra i fondatori delle nuove imprese è leggermente diminuito il numero di quelli alla prima esperienza, senza precedenti cariche in altre imprese: sono 167 mila, in calo dell’1,3% rispetto al 2014. Tra gli imprenditori, è cresciuta la presenza di donne (36%) e di stranieri (28%), ma è scesa quella di giovani (il 53% sono under 35). «Probabilmente — spiega De Bernardis — si tratta ancora dell’effetto dei colpi di coda della crisi. Non bisogna dimenticare che negli ultimi anni meno della metà delle start up sopravviveva a tre anni dalla loro fondazione. Adesso c’è più ottimismo, ma resta indispensabile che il mondo dei fondi e gli investitori credano nelle potenzialità delle piccole start up innovative».

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