Nuovo retroscena sul caso giudiziario che ha colpito Unicredit in merito alla vicenda Bulgarella

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Secondo quanto riportato da Dagospia sembrerebbe che il premier Matteo Renzi fosse a conoscenza di tutto in anticipo. Dalle indagini risulta che la banca sia stata raggirata dal suo vicepresidente Palenzona in una vicenda riguardante prestiti molto sospetti.

Ricapitolando brevemente i fatti, la procura fiorentina accusa il gruppo Bulgarella, operante nel settore delle costruzioni con sede a Pisa e guidato dall’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella di aver commesso reati finanziari con l’aggravante di aver favorito la mafia. Secondo le ipotesi di accusa, l’imprenditore sarebbe rimasto in contatto con ambienti mafiosi, in particolare con la famiglia del latitante Matteo Messina Denaro, erede di Totò Riina.

E Unicredit cosa c’entra in questa storia? Con l’istituto bancario, Bulgarella avrebbe intrapreso trattative per la ristrutturazione di un debito di 65 milioni di euro e per nuovi affidamenti. Come scrivono i carabinieri del Ros nell’informativa, l’imprenditore venuto dalla Sicilia in Toscana avrebbe ottenuto “l’apporto dei ‘vertici’ dell’istituto bancario, che hanno assicurato il loro intervento sui funzionari bancari intermedi”. Un ruolo chiave lo ha svolto Fabrizio Palenzona.

Queste persone, “avendo invece chiara la situazione finanziaria del gruppo, si erano inizialmente frapposti a tali disegni, per poi cedere a seguito delle insistenti indicazioni provenienti dai loro dirigenti, Massimiliano Fossati e Alessandro Cataldo, che si sono interfacciati con Mercuri, che può vantare un rapporto diretto e privilegiato con Palenzona”.

Quattro giorni dopo è stato emesso un avviso di garanzia proprio contro Palenzona, vicepresidente di Unicredit, accusato di favoreggiamento alla mafia.
Secondo quanto riferisce Dagospia, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi sapeva già tutto in anticipo.

Scrive il sito di Roberto d’Agostino: “Il 6 ottobre, a Firenze, Matteo Renzi ha sconvolto la sua agenda per incontrare nuovamente lo sceicco Mohammed Bin Zayed al Nahyan, principe ereditario degli Emirati Arabi. L’uomo che ha in mano investimenti importanti anche in Italia, come ad esempio quello di Etihad in Alitalia e quello del fondo Aabar in Unicredit, della quale gli arabi sono i primi soci”.

Presente all’incontro anche Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Alitalia ma soprattutto vicepresidente della banca che avrebbe detto ad Al Nahyan: “Unicredit necessita di stabilizzazione, perché qualcuno sta cercando di screditare il management”.

Visti i fatti gravi, l’accusa è favoreggiamento alla mafia, il numero uno dell’associazione a tutela dei consumatori, Adusbef, Elio Lannutti, ha chiesto che la Bce ordini il commissariamento di Unicredit.

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