Oggi il Prosecco è un vino di successo

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prosecco spumanteGrazie al Prosecco nel 2014 per la prima volta lo Spumante italiano sorpassò lo Champagne: nella sola Gran Bretagna si ebbe infatti un incremento delle vendite del 75% e negli Stati Uniti del 30%.

Il Prosecco riscuote un meritato successo perché è un vino di facile beva, con un ottimo rapporto qualità – prezzo e viene usato sia come aperitivo che in tavola durante il pasto.

Ma non è sempre stato così: per raggiungere questo brillante risultato il nostro Paese ha percorso una strada in salita, grazie alla quale siamo riusciti a “salvare” e preservare il nostro Prosecco.

Storia del Prosecco: le origini del termine

Originariamente “Prosecco” era il nome di un vitigno regolarmente iscritto nel registro varietale ed era pertanto legittimo per chiunque, in qualunque Paese, utilizzare tale nome.

Nella realtà Prosecco era diventato nome appetibile grazie all’eccellenza di due denominazioni italiane: Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, riconosciuto nel 1969, e Montelli e Colli Asolani Prosecco, riconosciuto nel 1977. E si sa, quando un nome diventa famoso, tanti cercano di sfruttarne la reputazione, come ci insegna il caso del Parmesan (… ma quella è un’altra storia ).

Così nel 2006 cominciarono a circolare in Germania e in altre zone dell’Europa Centrale “prosecco in lattina”, caramelle e patatine “al prosecco” e altri orrori. L’ira di molti viticoltori si accese ancor più quando si decise di lanciare il marchio “Rich prosecco” proprio nel territorio delle due DOC.

Come salvare la storia del nostro Prosecco: il riconoscimento della DOC

Erano proprio quelli gli anni in cui cominciavamo a leccarci le ferite perché stavamo perdendo il nostro Tocai Friulano a vantaggio del “Tokaji Ungherese” che era un nome geografico. Un famoso aforisma di Simon Bolivar recita: “L’arte di vincere la si impara nelle sconfitte”. E proprio traendo spunto dalla sconfitta sul Tocai, quando alcuni produttori si rivolsero a me, nel mio ruolo di Direttore Generale del MIPAAF, chiedendomi aiuto per salvare il Prosecco, suggerii loro di chiedere il riconoscimento della DOC, facendo riferimento al nome geografico Prosecco che è un paese a 9 chilometri da Trieste.

In questo modo, come gli ungheresi si erano garantiti l’uso esclusivo del Tokaji, noi ci saremmo garantiti l’uso esclusivo del Prosecco. Fortunatamente i produttori ascoltarono il mio consiglio e fu avviata la procedura per il riconoscimento della DOC Prosecco che vide la luce con il DM 17 luglio 2009.

Il nome Prosecco fu così blindato e il vitigno prese il nome di “Glera”.

Ecco come è nato il nostro Prosecco, un’eccellenza che può essere definita un “caso di costume”: ha saputo migliorarsi e solleticare il gusto dei più, è riuscito a passare dall’osteria all’happy hour e dalla provincia alla città, dando origine inoltre ad una meravigliosa e caratteristica strada del Prosecco.

Il Prosecco può sicuramente essere considerato un simbolo ed un modello da imitare per valorizzare le numerose eccellenze agroalimentari del nostro Paese.

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