Partite IVA in frenata: ne sono state aperte poco più di mezzo milione nel 2022
Lo scorso anno sono state aperte meno partite IVA rispetto al 2021, primo anno post lockdown, che aveva registrato un vero e proprio boom di aperture dopo la fine delle restrizioni Covid. È quanto emerge dall’aggiornamento dei dati dell’Osservatorio sulle partite Iva pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Dal rapporto emerge che, nel corso del 2022,…

Lo scorso anno sono state aperte meno partite IVA rispetto al 2021, primo anno post lockdown, che aveva registrato un vero e proprio boom di aperture dopo la fine delle restrizioni Covid. È quanto emerge dall’aggiornamento dei dati dell’Osservatorio sulle partite Iva pubblicato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Dal rapporto emerge che, nel corso del 2022, sono state aperte circa mezzo milione nuove partite IVA (501.500) con una flessione dell’8,7% rispetto al 2021, anno in cui si era registrato un elevato numero di aperture.

Nel 2022 sono stati 239.131 i soggetti che hanno aderito al regime forfetario (anziché al regime fiscale ordinario), dato sostanzialmente identico all’anno precedente. Queste adesioni rappresentano il 47,7% del totale delle nuove aperture di partita Iva. Per approfondire i regimi di tassazione vedi anche la nuova Flat tax.

La maggioranza sono autonomi

La distribuzione per natura giuridica mostra che il 70% delle partite Iva è stato aperto da persone fisiche, il 22,3% da società di capitali e solo il 3,3% da società di persone.

Rispetto al 2021 la diminuzione di avviamenti è generalizzata: dalle società di persone (-8,1%), alle società di capitali (-5,9%) fino alle persone fisiche (-4,9%).

Da segnalare anche il forte calo di partite Iva avviate da soggetti non residenti (-51,3%), che l’anno prima avevano, invece, segnato un notevole aumento a causa dell’incremento delle vendite online nel periodo pandemico.

La metà ancora localizzato al Nord

Riguardo alla ripartizione territoriale, il 46,5% delle nuove aperture è localizzato al Nord, il 22,3% al Centro e circa il 31% al Sud e Isole.

Il confronto con l’anno precedente evidenzia che quasi tutte le Regioni mostrano una diminuzione di avviamenti, in particolare Friuli-Venezia Giulia (-25,3%), Veneto (-19,4%) e Molise (-16,9%). In controtendenza solamente Valle d’Aosta (+2,8%) e Liguria (+0,3%).

Trend guidato dai professionisti

La classificazione per settore produttivo evidenzia che, per la prima volta, le attività professionali hanno registrato il maggior numero di aperture di partite Iva (circa il 19% del totale), seguite dal commercio (18,3%) e dall’edilizia (11%).

Tra i settori produttivi principali, quelli che rispetto al 2021 hanno fatto registrare le maggiori flessioni sono l’agricoltura (-31%), il commercio (-26,6%) e i servizi d’informazione (-8,5%).

In aumento invece le nuove partite Iva nei settori istruzione (+24,2%), trasporti (+11,8%) e attività artistiche e sportive (+11,7%).

Uomini e under 35

Per quanto riguarda le persone fisiche, la ripartizione per genere è relativamente stabile, con il 60,9% di aperture da parte di soggetti di sesso maschile.

Il 49,6% delle nuove partite Iva è stato avviato da giovani fino a 35 anni e il 30,5% da soggetti di età compresa tra i 36 e i 50 anni.

Il confronto con l’anno precedente mostra una diminuzione di aperture crescente all’aumentare dell’età degli avvianti (dal -2,6% della classe più giovane al -13,6% di quella più anziana). La distribuzione delle nuove aperture di partite Iva sulla base del Paese di nascita evidenzia che circa il 20% degli avvianti è nato all’estero (dato in lieve aumento rispetto al 18% dell’anno 2021).

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