Post Brexit, Gran Bretagna in crisi. E (ora) cerca accordo con Ue
E’ la “Carta di Windsor” ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali tra Londra e Bruxelles: l’ennesima svolta negoziale del  divorzio più lungo della storia si è consumata sullo spinoso dossier dell’Irlanda del Nord. Ue-Londra firmano “Carta di Windsor” L’intesa – suggellata dopo poco meno di sette anni dal referendum che sancì la Brexit –…

Ancora nessun commento

E’ la “Carta di Windsor” ad aprire un nuovo capitolo nelle relazioni bilaterali tra Londra e Bruxelles: l’ennesima svolta negoziale del  divorzio più lungo della storia si è consumata sullo spinoso dossier dell’Irlanda del Nord.

Ue-Londra firmano “Carta di Windsor”

L’intesa – suggellata dopo poco meno di sette anni dal referendum che sancì la Brexit – porta le firme del Primo ministro Rishi Sunak e della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. In pratica, si è trattato di ufficializzare una revisione del protocollo nordirlandese firmato dal governo di Boris Johnson con Bruxelles, rimesso successivamente in causa da Londra e oggetto di mesi di controversie

Un sistema di corridoi verdi e rossi che distinguerà i commerci interni (liberati da ogni laccio burocratico) da quelli dei soli prodotti “a rischio di esportazione” verso l’Ue, tra le maggiori novità ma anche garanzia sull’equiparazione fra Ulster e Gran Bretagna nella disponibilità senza barriere di cibo, medicinali, sementi e altri prodotti nazionali di base.

Di che si tratta?

Particolarmente importante l’introduzione del “freno di salvaguardia” messo a disposizione delle istituzioni nordirlandesi “democraticamente elette” su eventuali modifiche legislative di Bruxelles che dovessero riguardare Belfast: freno che potrà all’occorrenza tradursi in un diritto di veto ad hoc esercitabile attraverso il governo centrale del Regno Unito. In cambio Londra appare peraltro destinata a continuare ad accettare un qualche ruolo della Corte di giustizia europea quale arbitro ultimo di eventuali contenziosi.

Una buona notizia in un quadro che resta preoccupante per Londra. Infatti, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, nel 2023 il Regno Unito sarà l’unico Paese del G7 in recessione oltre che il peggiore tra i Paesi industrializzati, peggio perfino della Russia colpita dalle sanzioni. Ovviamente,  non è solo colpa della Brexit: il resto lo fa una inflazione a doppia cifra, attorno al 10% e un carovita che ha messo a dura prova milioni di lavoratori  impegnati per questo nella più grande ondata di proteste da decenni.

Da recessione a supermercati vuoti

Intanto, nei supermercati mancano frutta e verdura. Scaffali praticamente vuoti a causa principalmente dello stop di forniture da parte di Spagna e Marocco, principali esportatori di questi alimenti. Tanto che due marchi di supermercati, Asda e Morrisons, hanno annunciato l’introduzione di un razionamento su pomodori, cetrioli e altre verdure: ogni cliente può acquistare al massimo tre confezioni.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI