Si fa sempre più concreta l’ipotesi che i clienti di Poste Italiane, correntisti e risparmiatori, possano acquistare a sconto le azioni dell’azienda guidata da Massimo Sarmi che si prepara ad aprire il capitale ai privati. La questione è tornata d’attualità durante i lavori della commissione Lavori Pubblici al Senato, che mercoledì scorso ha dato parere favorevole allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prevede il collocamento sul mercato, anche in più fasi, del capitale delle Poste Italiane, mantenendo comunque allo Stato il controllo del 60% del gruppo guidato da Massimo Sarmi.
Insomma, a spanne, più di un italiano su cinque sembrerebbe aver diritto allo sconto sull’acquisto delle azioni di Poste, mettendo però probabilmente a rischio l’incasso atteso dal governo che per la dismissione del 40% del capitale ha previsto entrate per 4-4,8 miliardi destinate a tagliare il debito pubblico del Paese. Baretta, proprio su quest’ultimo punto, ha respinto un altro suggerimento arrivato dalla commissione Lavoro. Nelle sue osservazioni Ranucci ha raccomandato al governo di valutare la possibilità di destinare le risorse derivanti dalla privatizzazione anche a interventi finalizzati al sostegno della ripresa economica, e in particolare alla riduzione del costo del lavoro. Baretta ha però ribadito che la finalità di questa operazione resta esclusivamente la riduzione del debito pubblico, aggiungendo che finalità diverse «dovranno essere perseguite con altri strumenti».