Prosegue il miglioramento del profilo di rischio delle imprese italiane
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Dai dati diffusi da CRIF Rating Agency il tasso di default delle aziende non finanziarie italiane a giugno 2015 si è attestato al 6,0% in sensibile diminuzione rispetto al 6,6% registrato alla fine del 2014.

 

Il miglioramento del profilo di rischio è generalizzato nei principali settori economici. “Il protrarsi della profonda crisi economica degli ultimi quattro anni – spiega CRIF in una nota – ha determinato un processo di selezione, accelerando l’uscita dal mercato delle imprese meno resilienti agli shock esterni”.

 

La manifattura, il commercio, i servizi, l’industria chimica e farmaceutica, i trasporti, la logistica e le utilities mostrano i trend di riduzione della rischiosità migliori. Ancora elevato, invece, il tasso di default relativo al settore delle costruzioni e delle infrastrutture a causa – spiega CRIF – della lenta ripresa del mercato immobiliare associata ad una crescita degli investimenti pubblici inferiore alle attese e all’aumento della pressione competitiva.

 

Per quanto riguarda il 2016, CRIF Rating Agency conferma una stima del tasso di default complessivo si attesterà al 6,0% alla fine del 2016.

 

Secondo CRIF, la ripresa economica osservata nel 2015 è ascrivibile principalmente a fattori macro economici esterni e non ad una ripresa economica strutturale. Tra i fattori economici principali della ripresa spiccano il debole prezzo del petrolio, il favorevole tasso di cambio EUR/USD, il livello di liquidità monetaria disponibile provocata dal “quantitative easing” della BCE e, infine, il livello di minimo storico raggiunto dai tassi di interesse. Tutti questi fattori hanno contribuito complessivamente al miglioramento della rischiosità del credito, nonostante perdurino condizioni di vulnerabilità e di fragilità finanziaria e non si sia ancora in presenza di una crescita economica consolidata.

 

Il progressivo miglioramento della rischiosità delle imprese fino alla fine del 2016, avverte però CRIF, potrebbe essere compromesso da molteplici fattori, tra cui l’apprezzamento del tasso di cambio EUR/USD, come conseguenza delle recenti scelte di politica monetaria statunitense, il potenziale incremento della instabilità geopolitica, in particolare nel medio oriente, e una decelerazione dell’economia cinese superiore alle attese, che potrebbero peggiorare il clima di fiducia delle famiglie e ridurre le potenzialità di esportazione per le imprese.

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