Quattro miliardi per innovare le piccole e medie imprese
Quattro miliardi di euro approvati dal consiglio di amministrazione del Fondo italiano d’investimento presieduto da Barbara Poggiali dedicato nel prossimo triennio al lancio di sette nuovi strumenti per le piccole e medie imprese: quattro fondi diretti e tre fondi di fondi.
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Quattro miliardi di euro approvati dal consiglio di amministrazione del Fondo italiano d’investimento presieduto da Barbara Poggiali dedicato nel prossimo triennio al lancio di sette nuovi strumenti per le piccole e medie imprese: quattro fondi diretti e tre fondi di fondi.

Cinque i settori d’investimento:

  • Agri & Food,
  • Filiere ed eccellenze del Made in Italy,
  • Lifescience & HealthCare,
  • Industrial Tech & Products,
  • IT/Digital,

Obiettivo: far crescere la competitività delle PMI italiane, prediligendo partnership ed introducendo innovazioni che contribuiscano a far crescere ed evolvere l’ecosistema del private capital e le filiere di eccellenza del Paese.

Il tutto grazie a ulteriori nuovi capitali che saranno messi a disposizione da Cassa depositi e prestiti, attraverso Cdp equity, azionista di maggioranza della società di gestione del risparmio (sgr), che sarà anchor investor dei nuovi veicoli.

 

Cosa fa Fondo italiano di investimento (FII)

Con oltre 580 società in portafoglio, tra investimenti diretti e indiretti e 2,7 miliardi di euro di asset in gestione, oggi FII è il più grande investitore istituzionale di private capital in Italia, con una strategia focalizzata sull’economia reale italiana, e un focus specifico sulle piccole e medie imprese.

Un network pubblico-privato che sostiene i processi di crescita delle piccole e medie imprese italiane. Due i principali ambiti d’azione, sostenere finanziariamente i progetti di crescita delle Pmi italiane e favorire lo sviluppo del mercato italiano del Private Debt.

Con un focus su fondi che si indirizzano a piccole e medie imprese operanti in Italia, con fatturato inferiore a € 500 mln (ed in particolare con un fatturato inferiore a € 300 mln) con prospettive di crescita concrete. Nata nel 2010 su iniziativa del Ministero dell’Economia e delle Finanze e partecipata a maggioranza da CDP Equity (55%), e per le rimanenti quote da Intesa Sanpaolo (12,5%), UniCredit (12,5%), Fondazione Enpam (5,5%), Fondazione Enpaia (5,5%), ABI – Associazione Banca Italiana (3,5%), Banco BPM (3,25%) e BPER Banca (3,25%).

Fondo Italiano d’Investimento SGR ha come obiettivo la gestione di fondi mobiliari chiusi dedicati a far confluire capitali pazienti verso il sistema delle imprese italiane d’eccellenza, coniugando finalità di ritorno sul capitale investito, in linea con i benchmark internazionali, con quelle di sviluppo del sistema produttivo italiano.

Qual è la strategia d’investimento di FII

La SGR ha sempre agito seguendo due direttrici di investimento: 

  1. investimento diretto, ovvero l’acquisizione di partecipazioni in aziende di media o piccola dimensione, caratterizzate da un significativo potenziale di crescita a livello nazionale ed internazionale;
  2. investimento indiretto, attraverso piattaforme di fondi di fondi, sottoscrivendo quote di altri fondi chiusi di private equity e di private debt, per favorire lo sviluppo dei mercati del private capital ed aumentare la disponibilità di capitale a favore delle PMI italiane.

Nell’ambito degli investimenti diretti, Fondo Italiano opera nel mercato del Private Equity. Tramite i fondi dedicati, l’obiettivo di Fondo Italiano è quello di supportare piccole e medie imprese del tessuto economico italiano partecipando al capitale di aziende che presentano ambiziosi piani di sviluppo a livello nazionale ed internazionale e operanti in settori strategici e d’eccellenza.

I veicoli dedicati a questa area sono Fondo Italiano Consolidamento e Crescita (FICC) e il nuovo veicolo tematico Fondo Italiano Agritech & Food (FIAF), dedicato a potenziare la leadership del settore agroalimentare italiano.

Generalmente tramite investimenti di minoranza, Fondo Italiano è presente anche nell’area Tech Growth. I veicoli di quest’area, Fondo Italiano Tecnologia e Crescita (FITEC) e Fondo Italiano Tecnologia e Crescita Lazio (FITEC Lazio), sono rivolti ad investimenti in piccole e medie imprese ad elevato contenuto tecnologico e con elevato potenziale di crescita che intendono affrontare la fase di scale-up.

L’obiettivo è quello di supportare processi di crescita ed internazionalizzazione di imprese che fanno della tecnologia il loro principale fattore critico di successo, anche al fine di accrescere la competitività del sistema produttivo nazionale. L’area Fondi di Fondi è, invece, dedicata agli investimenti indiretti, ossia ad investimenti in veicoli gestiti da altri operatori ed attivi nell’ambito del private equity, del private debt e del venture capital.

Ad oggi, quest’area conta otto fondi di fondi (anche detti “FoF”). In particolare, negli ultimi anni sono stati lanciati, tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, FoF Private Equity Italia e FoF Private Debt Italia, e, più recentemente FII Private Equity Italia Due e FII Private Debt Italia Due.

Con tali piattaforme ci si propone di investire in fondi di private equity e di private debt attivi sul mercato italiano le cui strategie mirino a rafforzare la competitività delle piccole e medie imprese del Paese a livello internazionale, finanziare filiere di eccellenza e investire nella crescita dimensionale delle aziende, con un focus su quelle ad alto contenuto tecnologico.

Ad oggi FII gestisce un totale di 13 fondi.

Nel piatto altri 4 miliardi di euro di masse gestite al 2025

Il nuovo Piano Industriale 2022-2025 varato dal CdA, presenta tre novità essenziali, la prima riguarda la creazione di un fondo diretto dedicato esclusivamente al co-investimento a fianco di società di gestione del risparmio o investitori di relazione del Fondo.

Le partnership e le collaborazioni driver di crescita saranno al centro dell’attività di Fondo Italiano nei prossimi anni, allineando le modalità di intervento di alcuni degli strumenti a ciò che già avviene nei mercati più avanzati del private equity europeo.

In secondo luogo, la strategia 2022-2025 prevede la creazione di un fondo di fondi destinato alla promozione di un mercato secondario del private equity. Un’iniziativa, in Italia di fatto oggi inesistente, a sostegno della liquidità prospettica degli investimenti in private capital attraverso la creazione di strumenti che aumentino le possibilità di acquisto e vendita di quote di partecipazione in fondi di private capital italiani.

Ultimo, Fondo Italiano lancerà il primo fondo di fondi di impact investing, il cui closing è atteso nel corso del mese di novembre grazie al sostegno dell’investitore cornerstone CDP, che promuoverà investimenti in fondi che perseguano obiettivi sociali misurabili e intenzionali, oltre a generare un ritorno economico per gli investitori. Sarà il primo fondo italiano ex art. 9 della SFDR e sarà finalizzato alla nascita di questa nuova asset class attualmente poco sviluppata in Italia e invece già molto matura e sofisticata in Europa.

Il Fondo guidato dall’amministratore delegato Davide Bertone (entrato in carica 5 mesi fa), spiega in una nota, manterrà la flessibilità operativa che ha contraddistinto il suo modus operandi fino ad oggi, entrando nell’azionariato delle aziende in cui investe sia con quote di maggioranza sia di minoranza, sia in aumento di capitale sia in replacement. La SGR avvierà un nuovo piano di fundraising che punta a raccogliere oltre 2,5 miliardi nell’arco dei tre anni per il complesso di strategie dirette e indirette.

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