Regolare i trasferimenti di dati personali fra le imprese europee e statunitensi
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I negoziati tra Bruxelles e Washington dovrebbero portare ad un accordo sulla materia entro la fine del mese, auspicabilmente. La Corte europea l’anno scorso ha infatti bloccato il patto precedente, il Safe Harbour, mostrando come la tutela dei dati personali in una serie di paesi, fra cui gli Stati Uniti, non sono compatibili con le salvaguardie della privacy garantite dall’Ue.

La Corte è intervenuta sulla spinta degli scandali di due anni fa, quando venne fuori che le autorità americane estraevano dati personali dalle compagnie come Apple, Google e Facebook. Dopo tale pronunciamento, datato 6 ottobre 2015, oltre 4mila imprese che procedevano al trasferimento di dati dall’Europa agli Usa sono piombate in un limbo legislativo.

“Questo problema deve essere risolto immediatamente o le conseguenze potrebbero essere enormi per migliaia di aziende e milioni di utenti”: questo è quanto si legge in una lettera, firmata da BusinessEurope e dalla confederazione delle imprese americane, indirizzata al presidente americano, Barack Obama, al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, e ai 28 capi di stato europei.

Mentre un accordo politico sui trasferimenti di dati oltreoceano potrebbe essere raggiunto rispettando la scadenza di gennaio, afferma Reuters, non può dirsi lo stesso sull’elaborazione dei dettagli legali, che richiederanno più tempo.

La richiesta, da parte delle imprese, è quella di “assicurare nel futuro un framework di regole stabili per i flussi di dati transatlantici”.

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