Renzi: “Le banche le abbiamo aiutate abbastanza, giusto che ora paghino”

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“Nessuna preoccupazione per il cammino delle riforme. La giustizia faccia il suo corso”. Ospite al Tg3 il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha commentato così la notizia arrivata da Milano sul parere favorevole del procuratore generale di Milano riguardo all’affidamento ai servizi sociali di Silvio Berlusconi. E su un eventuale incontro con quest’ultimo il premier ha sottlineato che per adesso non è in programma augurandosi che intanto Forza Italia proceda sulla strada delle riforme.

In attesa della decisione nei prossimi giorni da parte del collegio quindi le vicende giudiziarie del leader di Forza Italia non fermano l’esecutivo tanto che Renzi ha confermato i provvedimenti già annunciati nei giorni scorsi, tra questi il taglio di 80 euro anche per i prossimi anni chi guadagna meno di 1500 euro.

Una risposta dura alle banche, sfidate dal premier sulla demagogia, dopo che hanno minacciato una stretta sul credito successiva all’aumento della tassazione sull’operazione di rivalutazione delle quote di Bankitalia, decisa per finanziare una parte del taglio Irpef.

Istituti bancari sollecitati poi anche a risparmiare sugli stipendi dei manager così come quelli del settore pubblico che non accettano il limite dei 238mila euro per il presidente del Consiglio “potranno andare nel privato”.

Infine una battuta sul leader del M5S, “Grillo tutte le mattine si alza e dice ‘come posso attaccare il Pd?'” e un invito alla minoranza del Pd ad adeguarsi alle regole interne del partito e seguire la maggioranza.

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Il premier, Matteo Renzi, tira dritto sul Def e sul taglio degli stipendi dei supermanager: “Lo spread più basso libera possibilità di fare credito e le banche se vogliono risparmiare possono stare più attenti a risparmiare sui super stipendi degli Ad. Sulla demagogia li sfidiamo a viso aperto. E’ giusto che anche le banche paghino come i cittadini in questo periodo svantaggiato”, dice il presidente del consiglio al Tg3.

Quanto alle polemche per la riduzione dei compensi dei supermanager: “Ho sentito dire: ‘allora io per 238 mila euro me ne vado nel privato’. Se ti prendono vai, vorrei vederli. Noi abbiamo detto che ci deve essere un limite nel pubblico e 238 mila euro lordi sono tanti soldi”.

9 MLD IN MENO SPESA INTERESSI, CORREZIONE DI TAGLI 2015 – Il miglior andamento dei tassi sui titoli pubblici consentirà quest’anno di risparmiare poco meno di 9 miliardi di spesa per il pagamento degli interessi: questa passa dai 91,5 miliardi stimati a settembre da Saccomanni agli 82,55 miliardi indicati nel Def messo a punto dal ministro Padoan. Il risparmio sale poi nel 2015-16 salendo sui 15 mld. ”Una manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzioni di spesa pari a 0,3 punti percentuali di Pil”, pari quindi a 4,9 miliardi, è prevista dal governo per il 2015 con l’obiettivo di ridurre il deficit strutturale, è scritto nel Def nel capitolo sul piano di rientro che, secondo alcune fonti,potrebbe però ridursi a 0,2 punti(3,2 mld)

‘ITALICUM LEGGE ENTRO SETTEMBRE’: “Approvazione definitiva” della legge elettorale “entro settembre 2014″. E’ l’indicazione contenuta nel Programma nazionale di riforma allegato al Def. Il documento, firmato dal premier Matteo Renzi e dal ministro Pier Carlo Padoan, indica i tempi per il varo della legge, approvata in prima lettura alla Camera e ora all’esame del Senato.

Nel documento è indicata anche la tempistica per l'”approvazione finale” del ddl costituzionale che riforma Senato e titolo V “entro dicembre 2015”. La prima lettura del ddl da parte di Camera e Senato si prevede venga completata “entro settembre 2014”.

“Una nuova legge elettorale capace di garantire governabilità, l’abolizione delle Province”, la riforma di Senato e Titolo V della Costituzione – è scritto ancora nel documento – “rappresentano le direttrici di una profonda revisione del sistema politico e istituzionale italiano, responsabile di aver rallentato, e talvolta ostacolato, la gestione della cosa pubblica, sia a livello nazionale che locale, nonché di aver ritardato la ripartenza dell’economia italiana”.

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