Ritorno del vino sulle tavole degli italiani nel 2017 con un aumento record degli acquisti
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Il dato emerge da una analisi condotta da Coldiretti sulla base dei dati Ismea e dalla quale si evidenzia che, dopo aver conquistato bar e ristoranti, si registra complessivamente un balzo del 3% anche tra le mura domestiche, con una profonda svolta verso la qualità  come dimostra il fatto che a calare sono solo gli acquisti di vini comuni (-4%).  Una buona notizia per il “vigneto Italia” divulgata dalla Coldiretti al giro di boa della vendemmia con più della metà dell’uva già raccolta.

Dopo che negli ultimi 30 anni i consumi di vino si sono più che dimezzati toccando il minimo storico dall’unità di Italia con una stima di 33 litri a persona alla anno, il calo – sottolinea la Coldiretti – si è arrestato anche se i livelli nazionali restano di molto inferiori a quelli della Francia dove il consumo di attesta sui 45 litri. Complessivamente con 31,8 milioni di ettolitri di vino consumati nel 2016, gli USA sono il primo consumatore mondiale seguiti da Francia (27 milioni di ettolitri, dall’Italia (22,5 milioni di ettolitri), dalla Germania (20,2 milioni di ettolitri e dalla Cina 17,3 milioni di ettolitri, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Oiv, l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino.

Nel bicchiere degli italiani un vero successo registrano i vini locali – aggiunge Cooldiretti – oggi sempre più protagonisti sugli scaffali dei punti vendita, supermercati inclusi in alternativa ai vitigni internazionali. A crescere nel carrello sono però anche quelle produzioni autoctone che, dopo aver rischiato la scomparsa, sono state recuperate e rilanciate dagli agricoltori. Oltre che sulle tavole tricolori, il vino italiano trionfa anche all’estero dove ha messo a segno un nuovo record storico delle esportazioni, con un aumento dell’8% rispetto allo scorso anno quando avevano raggiunto su base annuale i 5,6 miliardi di euro, la prima voce dell’export agroalimentare nazionale, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat relativi al primo semestre. A spingere la domanda oltre confine sono le vendite di spumante che con un balzo del 14% in molti casi sfidano ormai alla pari lo champagne.

Si tratta di una ottima notizia in un anno difficile per la vendemmia che nel 2017 sarà tra le più scarse dal dopoguerra a causa del maltempo e siccità.

Le previsioni danno un calo dei raccolti a livello nazionale del 25%, per una produzione che oscilla tra i 40 ed i 42 milioni di ettolitri.

Se non ci saranno sconvolgimenti si prevede comunque che le uve Made in Italy saranno destinate per oltre il 40% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% a vini da tavola.

Nonostante il calo, l’Italia manterrà il primato produttivo mondiale davanti alla Francia dove le prime stime per il 2017 danno una produzione in forte diminuzione sul 2016, per un totale stimato attualmente tra i 36-37 milioni di ettolitri a causa delle gelate tardive.

E non va meglio neanche in Spagna dove a ridurre la produzione è la siccità che sta mettendo a dura prova i viticoltori, dopo che alcune zone erano state colpite dalle gelate tardive e dove le ultime stime prevedono una produzione intorno ai 35 milioni di ettolitri.

“Il vino italiano è cresciuto scommettendo sulla sua identità, con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare primati nel mondo e in Italia – dice Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia – Occorre ora sostenere lo sforzo delle imprese proseguendo sulla strada della semplificazione ottenuta con l’approvazione del Testo Unico “taglia burocrazia”, che è il frutto di una lunga mobilitazione per liberare le energie del settore più dinamico del Made in Italy a tavola”.

Dalla vendemmia in Italia si attiva un ritorno economico che genera oltre 10,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che offre opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone, con una ricaduta occupazionale che riguarda sia chi è impegnato direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia chi è occupato in attività connesse e di servizio.

Secondo una ricerca di Coldiretti, per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben diciotto settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie e molto altro.

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