Roma, false fidejussioni per 700 milioni di euro 2 brindisini tra arrestati

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False fidejussioni per quasi 700 milioni, rilasciate a soggetti privati e pubbliche amministrazioni da società che non possedevano i requisiti richiesti dalla legge e che nonostante questo hanno ottenuto ricavi per oltre 4,3 milioni. Con quest’accusa il gip di Roma Oriana Liso ha firmato cinque ordinanze di custodia cautelare (quattro in carcere e una agli arresti domiciliari) nei confronti di altrettanti soggetti, arrestati ieri mattina.

Gli uomini del Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, che hanno condotto l’inchiesta coordinata dal pm Giorgio Orano, hanno eseguito anche una serie di perquisizioni nelle abitazioni degli indagati e nelle sedi di due società finanziarie a loro riconducibili.

L’inchiesta parte da un’ispezione antiriciclaggio effettuata nel giugno del 2012 nei confronti di una società di Roma, una società iscritta nell’elenco degli intermediatori finanziari che svolgeva attività di ‘Consorzio di garanzia collettiva fidì. Nel corso dell’ispezione gli uomini delle Fiamme Gialle hanno riscontrato non solo una serie di violazioni di natura amministrativa ma anche reati fiscali e societari, attività finalizzate all’abusiva attività finanziaria, alla bancarotta fraudolenta e alla commissione di una serie di violazioni alla normativa antiriclaggio. Inoltre hanno scoperto che che la suddetta società era collegata ad un’altra finanziaria, fallita nel dicembre 2010.

Senza possedere nè i requisiti patrimoniali richiesti dalla legge nè la necessaria copertura, le due società – secondo gli inquirenti – hanno rilasciato nel corso di tre anni (2009-2012) garanzie fidejussorie per 688 milioni, ottenendo ricavi indebiti per 4,3 milioni.

In manette sono finiti i responsabili delle due società: A. C., 71 anni di Napoli, M. C., brindisino di 64 anni, C. C., anche lui di Brindisi di 31 anni, L. M., nato a Tivoli 56 anni fa, e D. R., romano di 57 anni. Ognuno di loro, secondo gli inquirenti e gli investigatori, aveva un preciso ruolo all’interno dell’organizzazione. Le accuse ipotizzate nei loro confronti, a vario titolo, sono associazione a delinquere finalizzata all’abusiva attività finanziaria, truffa aggravata – sia per gli importi rilevanti sia per aver provocato danni a numerosi Enti locali e privati beneficiari delle polizze – violazione degli obblighi di identificazione della clientela e di registrazione delle operazioni in base alla normativa antiriciclaggio, presentazione di dichiarazioni infedeli, distruzione e occultamento di scritture contabili (per un imposta evasa di quasi 500mila euro tra il 2009 e il 2010), false comunicazioni sociali con riferimento ai bilanci degli anni 2009 e 2010.

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