Sace, la garanzia statale in pista per novembre

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Il ministero dell’Economia è al lavoro per sciogliere il nodo della garanzia statale per i rischi non di mercato collegati all’attività assicurativa di Sace. A inizio ottobre, Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica del Mef, ha coordinato una riunione sul tema con i vertici del gruppo assicurativo-finanziario e i tecnici per definire la tabella di marcia e sul dossier sono impegnati dei tavoli di lavoro congiunti tra Mef e Sace. L’obiettivo è chiudere, entro la fine di novembre, il duplice binario – il dpcm e lo schema di convenzione che dovrà essere siglato tra lo stesso ministero e Sace -, previsto dalla legge di conversione del decreto competitività e al quale spetterà declinare nel dettaglio il funzionamento della garanzia.
Per fissare i termini del meccanismo, il ministero ha ingaggiato anche un consulente, la Marsh, che è leader globale nell’intermediazione assicurativa e nella consulenza sui rischi. Al gruppo spetterà definire e quantificare la propensione al rischio nei settori e nelle società di rilevante interesse nazionale per livelli occupazionali, entità del fatturato o ricadute per il sistema economico-produttivo del paese che, in base a quanto previsto dal decreto legge 91 del 2014, «sono in grado di determinare in capo a Sace elevati rischi di concentrazione verso singole controparti, gruppi di controparti connesse o paesi di destinazione». La direzione, ribadita dal provvedimento, è infatti quella dell’ “excess of loss” (eccesso danni): in sostanza, una riassicurazione dello Stato che scatterà a copertura di eventuali perdite eccedenti determinate soglie e fino a un ammontare massimo di capacità, compatibile con i limiti globali degli impegni assumibili in garanzia. Il meccanismo scatterà ovviamente per determinati settori, tra cui figurano la crocieristica e l’oil & gas, e per alcune realtà aziendali, in cui il rischio di concentrazione è particolarmente elevato.
Quanto alla ventilata privatizzazione – per la quale sono stati ingaggiati due advisor, SocGen per Cdp e Goldman Sachs per Sace – per ora sembra sparita dai radar. Se ne riparlerà forse nel 2015, quando comunque dovrebbe entrare nel vivo anche il piano di valorizzazione delle partecipate dirette dello Stato. Intanto, però, il gruppo guidato da Alessandro Castellano – che ieri ha annunciato un’importante operazione a favore di Aklease nel ruolo di garante di un finanziamento di 30 milioni erogato da Ing Bank alla società turca di leasing – ha archiviato nei giorni scorsi i conti dei primi nove mesi con un utile netto di 378 milioni, in rialzo del 15,4 per cento, e, soprattutto, si prepara a mettere in pista nelle prossime settimane un bond ibrido da 500 milioni. Della struttura del finanziamento si stanno occupando Citigroup e Barclays. L’operazione servirà come primo banco di prova per saggiare l’interesse degli investitori visto che Sace non ha mai fatto ricorso finora al mercato dei capitali. A valle del finanziamento subordinato, poi, non è da escludere che si ripeta il copione andato in scena a dicembre scorso quando il gruppo presieduto da Giovanni Castellaneta distribuì alla controllante Cdp una cedola straordinaria di un miliardo di euro .

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