Governo e sistema bancario in queste ore stanno lavorando congiuntamente per trovare una soluzione alla crisi di Banca Popolare di Bari. Da una parte, l’esecutivo starebbe valutando l’idea di inserire in manovra una cornice normativa di sostegno al salvataggio dell’istituto di credito pugliese; dall’altra, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, si riunirà a stretto giro per esaminare il dossier. Il governo, secondo indiscrezioni, starebbe anche studiando un possibile ruolo del Mediocredito centrale, che potrebbe affiancare un eventuale intervento del Fondo interbancario. Secondo indiscrezioni, per il salvataggio della banca pugliese servirebbe circa un miliardo. In sostanza, entro fine anno il comparto bancario, attraverso il Fondo Interbancario, dovrà intervenire sulla Popolare di Bari per riportare quanto meno gli indici di patrimonializzazione sopra i minimi, mentre sullo sfondo la strada è quella del salvataggio pubblico. Dopo l’intervento nelle prossime settimane del Fitd, la banca dovrà varare la trasformazione in spa, più volte rimandata dalla precedente gestione per timore di perdere il controllo, mossa che si è rilevata fatale per l’istituto. A quel punto, oramai nel 2020, l’assemblea dovrebbe varare un piano di ricapitalizzazione robusta. Resta l’incognita se la ex popolare a capitale pubblico sarà poi ceduta a un altro gruppo. Di sicuro non potrà diventare, visti i paletti di Bruxelles e della Bce, un istituto che agisce a tassi non di mercato e in una logica di incentivo allo sviluppo e comunque anche se in tempi medio lunghi, lo Stato dovrà promettere alla Ue l’uscita.
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Gli investitori attendono ulteriori dati macroeconomici per valutare il percorso dei tassi di interesse della Fed.