Si chiude con un bilancio positivo l’incontro: Modelli di gestione avanzata d’impresa
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Alla presenza di più di 100 studenti, docenti universitari, startup e imprese, si è discusso di innovazione sociale e digital transformation, sempre più legati alle organizzazioni senza scopo di lucro, grazie all’affermazione di nuovi modelli di business e processi aziendali, ma anche di nuovi meccanismi di collaborazione con la Pubblica Amministrazione e il settore privato.

 

La necessità, come sottolineato dagli interventi iniziali del Presidente della Link Campus University Vincenzo Scotti e dal Direttore del dipartimento di ricerca Carlo Medaglia, è quello di riprogettare le organizzazioni verso modelli più sostenibili, competitivi e inclusivi che pongano le persone al centro, secondo l’approccio dell’Human Centered Design a cui anche il World Economic Forum ha recentemente fatto riferimento.

 

Il terzo settore, in particolare, come ha sottolineato il chair dell’evento, il Prof. Manlio Del Giudice, merita una particolare attenzione. In controtendenza rispetto agli altri settori produttivi, continua a crescere, in maniera aciclica ed esponenziale, e i benefici di una gestione maggiormente guidata dalla digital innovation potrebbe avere effetti positivi e trainanti anche verso settori che fanno fatica a ripartire dopo la crisi.

 

Basti pensare che il settore del no profit ha registrato una forte crescita negli ultimi vent’anni: secondo l’ultimo (e unico) censimento dell’Istat, relativo al 31 dicembre 2011, le istituzioni sono aumentate del 28% in dieci anni. Rilevante anche l’apporto di risorse umane impegnate: le istituzioni no profit contano infatti sul contributo lavorativo di oltre 4,7 milioni di volontari, 681 mila dipendenti, 271 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. Inoltre, il peso della componente no profit nell’assistenza sociale risulta rilevante anche in termini di occupazione: 418 addetti no profit ogni 100 addetti nelle imprese.

 

Il parterre degli interventi ha visto poi l’ingresso della Prof.ssa Antonietta Cosentino, studiosa di Accounting de l’Università Sapienza di Roma, che ha aperto un dibattito sul concetto di impresa no profit manageriale. Ecco che, secondo Cosentino, bisogna riconsiderare le dinamiche di pareggio tra costi e ricavi di un’impresa no profit secondo principi di marginalità funzionale allo scopo, quindi per fini e non solo per cause di attribuzioni, e riconvertire le logiche di gestione del funding, sempre più attive nel considerare una no profit come un’impresa manageriale che deve ragionare rispettando postulati propri di accounting, senza affidarsi all’applicazione di principi validi a livello generale.

 

La vivacità del settore è confermata anche da una delle principali organizzazioni italiane, la Lega del Filo D’Oro. Secondo il Segretario Generale Rossano Bartoli l’esperienza maturata dalla Lega del Filo d’Oro in oltre 50 anni di attività dimostra che grazie al forte contributo della raccolta fondi, circa il 65% dei ricavi, si può realizzare un significativo sviluppo dei servizi, oggi presenti in otto regioni, garantendo un elevato standard del personale per meglio rispondere ai bisogni degli utenti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali e delle loro famiglie. L’attenzione al servizio e alla persona è fondamentale, conclude. Ogni persona ospitata nelle strutture residenziali dell’associazione è seguita da almeno due operatori professionisti. Per questo il tema della managerializzazione del terzo settore, dell’innovazione dei processi e dei prodotti, così come del fundraising, sono fondamentali.

 

Sul tema dell’innovazione digitale a servizio dei bisogni sociali è intervenuto anche Nicholas Caporusso, Ceo della startup Intact e inventore insieme a uno staff di ricercatori di DbGlove, un dispositivo indossabile che digitalizza diversi alfabeti esistenti basati sul tatto, come Malossi e Braille, per consentire alle persone cieche e sordo-cieche di utilizzare tutte le funzionalità di un dispositivo mobile, di comunicare con gli altri e di interagire con il mondo. Gli utenti devono semplicemente digitare messaggi sul dbGLOVE con l’altra mano. I messaggi possono essere visualizzati sullo schermo, possono essere tradotti in discorso, oppure possono essere trasmessi via Internet. Le risposte vengono inviate direttamente a dbGLOVE, che li traduce in vibrazioni che simulano segnali tattili rappresentando le lettere sul palmo della mano, permettendo all’utente di leggere il messaggio.

 

Le considerazioni finali spettano al Prof. Silvio Cardinali, Pro-rettore alla Comunicazione della Politecnica delle Marche, il quale prova a comporre il puzzle della giornata di lavori, facendo emergere l’importanza di dotarsi di “un equipaggiamento manageriale” per l’impresa, indipendentemente dall’oggetto sociale e dalla dimensione, a valle di quello che potremmo definire il salto tecnologico più forte mai intervenuto nel mondo imprenditoriale.

 

Secondo Cardinali, che sia una start up, una grande industria o una realtà affermata del no profit, la trasformazione digitale pone in risalto l’esigenza di un management preparato e qualificato, in grado di dirigere e supervisionare il cambiamento organizzativo dell’impresa. Per questo motivo, la centralità della persona nell’impresa è da rivedere alla luce degli aspetti valoriali delle moderne teorie d’impresa, come punto di partenza e di arrivo della macchina aziendale. E quando si parla di no profit, la valorizzazione della persona trova la sua massima espressione sociale, etica e manageriale.

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