UN SISTEMA FINANZIARIO PER LA CRESCITA – INTERVENTO DI FABIO PANETTA

Il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, Fabio Panetta, è intervenuto sul tema “Un sistema finanziario per la crescita”, in occasione del Convegno “Il risparmio degli italiani è al sostegno della crescita?”, organizzato a Milano da The Adam Smith Society.

Il Vice Direttore Generale ha così concluso il suo intervento: “L’economia italiana si sta avviando a una svolta ciclica dopo una lunga crisi. Si vanno rafforzando i segnali di miglioramento emersi dalla scorsa primavera. Nell’estate la caduta del PIL si è interrotta. Nel quarto trimestre del 2013 la produzione industriale avrebbe segnato un rialzo dell’ordine di un punto percentuale; la variazione del PIL sarebbe risultata positiva per la prima volta dalla metà del 2011.

I mercati italiani stanno beneficiando del minor grado di frammentazione finanziaria nell’area dell’euro. Il ritrovato interesse degli investitori esteri per le attività italiane si è riflesso in un miglioramento della posizione debitoria della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti TARGET2, scesa di un terzo rispetto al picco negativo di 290 miliardi di euro toccato nell’estate del 2012.

Il quadro economico resta tuttavia fragile. Tensioni finanziarie internazionali sono tornate a minacciare la stabilità dei mercati globali. In Italia la situazione congiunturale migliora con lentezza; rimane caratterizzata da andamenti eterogenei tra aree geografiche e settori di attività.

La conferma dei recenti segnali positivi, la loro trasformazione in una crescita economica robusta e duratura, in grado di riassorbire le ampie sacche di disoccupazione, richiedono che il paese affronti e avvii a soluzione una lunga serie di ben noti problemi strutturali che per troppo tempo sono stati rinviati.

È necessario anche un adeguato sostegno finanziario alle imprese. Non vi potrà essere ritorno alla crescita senza l’apporto di banche e mercati.

Gli sforzi compiuti in passato per favorire lo sviluppo di un sistema finanziario articolato – in cui il ruolo del mercato e degli investitori istituzionali sia in linea con quello degli altri maggiori paesi – non hanno dato i risultati desiderati. La crisi, l’aumento dei rischi creditizi e le tensioni nell’offerta di credito che ne derivano offrono tuttavia gli incentivi – alle imprese, alle banche – per rinnovare e rendere efficaci quegli sforzi, per ampliare il finanziamento diretto del settore produttivo.

Nei mesi scorsi le imprese italiane hanno mostrato maggiore propensione ad accedere al mercato dei capitali; sono aumentate sia le emissioni obbligazionarie, sia il numero di quotazioni in borsa. Il ricorso ai mercati rimane tuttavia limitato e concentrato presso le imprese di grandi dimensioni; le aziende minori hanno sfruttato in misura insoddisfacente le opportunità di finanziamento diretto.

Le banche possono svolgere un ruolo fondamentale per rafforzare l’accesso diretto ai mercati da parte delle grandi imprese e per indirizzare lungo questo percorso le piccole e medie imprese. Accompagnando sul mercato le aziende con favorevoli opportunità di crescita, sviluppando attività di consulenza per il finanziamento diretto, con basso assorbimento di capitale e di liquidità, esse possono contenere i rischi, migliorare la redditività. Per conseguire questi obiettivi esse devono stabilire vere relazioni di lungo periodo con le imprese e prevenire i possibili conflitti di interesse.

Le imprese dovranno contribuire anch’esse allo sviluppo del mercato dei capitali. Il fabbisogno di risorse finanziarie non potrà essere soddisfatto dal solo credito bancario. L’allargamento delle fonti di finanziamento richiede un impegno volto a conferire trasparenza ai bilanci, ad accrescere l’apertura a soggetti esterni e soprattutto a rafforzare la dotazione di capitale. Per ottenere sostegno dagli intermediari e dai risparmiatori gli imprenditori dovranno mostrare essi stessi, per primi, fiducia nelle prospettive della propria azienda.

Compito della politica economica è rimuovere gli ostacoli, offrire gli incentivi perché lo sviluppo del mercato dei capitali guadagni momento e, soprattutto, non si interrompa come è successo in passato. Come per il resto dell’economia italiana, questo processo trarrebbe beneficio da un alleggerimento del carico fiscale gravante sulle imprese”.

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