Sulla voluntary disclosure una proroga per tutti
Rientro capitali, costi sensibili

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Per i professionisti che potranno inviare le istanze entro il 30 novembre e integrarle nella parte dei documenti e della relazione entro il 30 dicembre (anche se inviate prima del 30 settembre). E per l’Agenzia delle entrate, che avrà tutto il 2016 per compiere i riscontri sull’anno di imposta 2010 che altrimenti sarebbe andato in decadenza il prossimo 31 dicembre. Il decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri sarà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale con il numero 153, ribadisce inoltre, mettendo a tacere dubbi in proposito, che sulla voluntary disclosure si applicano tutti i presidi antiriciclaggio senza alcuna eccezione.

Il dl evita l’aumento dell’accisa sui carburanti che sarebbe dovuta scattare da oggi come clausola di salvaguardia per la mancata autorizzazione da parte della commissione europea al meccanismo del reverse charge per l’Iva nel settore della grande distribuzione. A compensazione dei relativi effetti finanziari si provvede, per l’anno 2015, proprio mediante quota parte delle maggiori entrate dalla voluntary disclosure, attestate e acquisite dall’Agenzia delle entrate nel medesimo anno. L’aumento è però solo rinviato a decorrere dall’anno 2016.

La proroga per tutti. Il provvedimento consente di presentare la prima o l’unica istanza entro il 30 novembre 2015 e di integrarla con le informazioni e la documentazione a corredo della stessa entro il 30 dicembre 2015. Per documenti si deve intendere anche la relazione. Un dettaglio non di poco conto per i professionisti, in quanto nell’espressione documenti essa non sembrerebbe ricompresa (la relazione, non prevista dalla legge 186/2014 sulla voluntary, è stata introdotta con provvedimento 30 gennaio 2015 dell’Agenzia delle entrate). L’extra time concesso per implementare i documenti comprende dunque anche la relazione: secondo quanto ItaliaOggi è in grado di anticipare, lo si specificherà integrando il provvedimento delle Entrate. Nel motivare la proroga, la relazione illustrativa riconosce «le difficoltà che sono state riscontrate, sia nel reperire la necessaria documentazione che nella quantificazione degli imponibili oggetto della procedura», lanciando una stoccata alle banche estere evidenziando che «l’acquisizione delle informazioni richiede nella gran parte dei casi il coinvolgimento di soggetti esteri». Ma non è una proroga, per così dire, a costo zero. Il maggior tempo per presentare l’istanza di voluntary disclosure è senza sanzioni per i ritardatari. Ma è riconosciuta una proroga anche all’altra parte e cioè alle verifiche dell’Agenzia delle entrate. «Al fine di assicurare unitarietà alla trattazione delle istanze e certezza sulla data di conclusione dell’intero provvedimento», si legge nella relazione del dl, «la disposizione prevede che i vigenti termini di decadenza per l’accertamento e per la notifica dell’atto di contestazione, i quali scadono ordinariamente a decorrere dal 31 dicembre 2015, sono fissati al 31 dicembre 2016 limitatamente agli imponibili, alle imposte, alle ritenute, ai contributi, alle sanzioni e agli interessi relativi alla procedura di collaborazione volontaria e per tutte le annualità e le violazioni oggetto della procedura stessa». Un prolungamento dell’accertamento che estende i suoi effetti su tutti coloro che hanno presentato l’istanza di voluntary e non soltanto per i ritardatari.

Antiriciclaggio obbligatorio. Il decreto approvato ieri chiarisce, una volta per tutte, che le norme sulla collaborazione volontaria non esimono dall’applicazione dei presidi previsti dalla normativa antiriciclaggio, ad eccezione delle sanzioni amministrative per le violazioni sui libretti in forma anonima.

In un’operazione di riallineamento di termini, poi, la sospensione dell’entrata in vigore delle disposizioni sull’autoriciclaggio è prolungata al 30 novembre 2015.

Il primo bilancio sulla voluntary disclosure.

La relazione tecnica attribuisce i fondi incassati dalle voluntary presentate finora, a compensazione del mancato rilascio da parte del consiglio Ue dell’autorizzazione al reverse charge Iva nella grande distribuzione, che altrimenti avrebbe fatto scattare da oggi l’aumento delle accise. Finora sono arrivati nelle casse dello stato circa 774 mln di euro: 371 mln di imposte, 385 mln di sanzioni, 3,1 mln di ritenuti e 14 milioni di contributi. Il censimento condotto dagli uffici tecnici del ministero dell’economia registra che, alla data del 22 settembre 2015, sono arrivate 23.582 istanze. Queste hanno fatto emergere 422 milioni di euro per le imposte sui redditi, 1,7 miliardi per le imposte sostitutive delle imposte sui redditi (capital gain e redditi di capitale), 98,5 milioni di euro per l’Irap e 56 milioni di euro di Iva. Oltre a maggiori ritenute per circa 3,1 milioni di euro e maggiori contributi previdenziali per circa 14 milioni di euro. Queste cifre rappresentano la base imponibile emersa a cui applicando le aliquote medie prudenziali si arriva a un gettito di circa 774 milioni di euro, comprensivi di sanzioni e al netto degli interessi.

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