Tante novità in cantiere per la finanza d’impresa e per gli incentivi all’innovazione
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Lo ha anticipato mercoledì il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, in un’audizione davanti alla commissione Attività produttive della Camera dedicata all’Industria 4.0, tema su cui i deputati hanno svolto un’indagine particolarmente approfondita.

Proprio quello di Industria 4.0 è per il ministro Calenda «un tema fondamentale in cui scontiamo un ritardo più nella costruzione delle politiche che nell’attività delle imprese, visto che loro si sono già mosse. Si tratta di una rivoluzione in corso con un paradigma che si sta costruendo. Quello che non credo è che Industria 4.0 sia penalizzante per le Pmi, a mio avviso sarà proprio il contrario». Come in tutte le rivoluzioni, anche in questa, secondo il ministro, avrà la peggio chi non saprà innovare e adattarsi, e in questo senso «la quarta rivoluzione industriale costituisce sia una minaccia che un’opportunità, tanto per le imprese quanto per le economia dei paesi europei. Se l’Europa non saprà sfruttare la trasformazione digitale, le perdite potenziali della non digitalizzazione per i Paesi Ue potranno superare i 60 miliardi di euro entro il 2020».

Nel suo discorso ai deputati, il capo del Mise ha poi parlato di open innovation e di come sotto questo aspetto siano molto rilevanti gli standard di riferimento. «Oggi la discussione su questo tema è in Europa, dove non siamo stati abbastanza presenti, c’è il grave rischio di adozione di standard chiusi che definiscono la possibilità di un’impresa di entrare nella catena dei fornitori. Fra le priorità che mi sono dato come ministro c’è anche quella di fare un rapido recupero su questo argomento». Calenda ha infatti annunciato che sarà a Berlino all’inizio di luglio e ad agosto incontrerà la cancelliera tedesca, Angela Merkel, per discutere delle partnership possibili e cercare di portare i tedeschi su uno schema di condivisione. «Non si tratta di fare cose vecchie in modo innovativo, ma di fare cose nuove in modi nuovi», ha aggiunto Calenda.

L’obiettivo del Mise è quello di individuare un pacchetto di misure da inserire nella prossima Legge di stabilità e le aree su cui intervenire indicate dal ministro sono cinque:

  1.  investimenti in innovazione,
  2.  fattori abilitanti,
  3. standard di interoperabilità, sicurezza e comunicazione “internet of things”,
  4. rapporti di lavoro salari e produttività,
  5.  finanza di impresa.

Per favorire gli investimenti in innovazione secondo Calenda serve una logica «che non sia tanto tech push  ma solution driven, che porti le aziende a investire nell’analitica dei big data e nelle informazioni che producono e che possono produrre per costruire nuovi modelli di business, il  gap di investimenti è stimato in circa 8 miliardi di euro annui nei prossimi 5 anni».

Il ministro ha poi ricordato che alcuni sforzi sono già stati fatti dal governo per incrementare gli investimenti in innovazione, ad esempio con la legge Sabatini, il super ammortamento, il credito d’imposta per ricerca e sviluppo e il Patent Box. «Quello che faremo è continuare su questa strada, concentrando le risorse sulle misure che hanno avuto più successo e indirizzando gli strumenti di incentivazione verso le tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0 – ha aggiunto Calenda – Occorre sviluppare la nuova imprenditorialità innovativa in ottica di neutralità settoriale: la nascita di startup e le loro scale up, l’accesso al venture capital e la collaborazione tra nuove imprese innovative e imprese già consolidate».

Per quanto riguarda i cosiddetti “fattori abilitanti”,il ministro ha spiegato come sia necessario rafforzare le infrastrutture di connettività, ridurre il digital divide delle pmi valorizzando centri di eccellenza esistenti e investire nelle competenze Stem.

Secondo Calenda, diventa prioritario costruire una finanza d’impresa capace di sostenere lo sforzo degli investimenti necessari a cogliere le opportunità di Industria 4.0. Per questo motivo, il ministro ha spiegato che «considerando le difficoltà del sistema bancario di espandere il moltiplicatore creditizio, occorre lavorare per una maggiore canalizzazione del risparmio nazionale verso gli impieghi nell’economia reale e attivare il mercato internazionale dei capitali dando visibilità alle emissioni di carta italiana: private equity, development bond, fondo centrale di garanzia». Proprio su quest’ultimo strumento, Calenda ha aggiunto che al Mise si sta lavorando ad una profonda ristrutturazione, con un intervento che andrà a spostare significativamente le coperture dal lato del circolante a quello degli investimenti “questo è il fil rouge che porteremo avanti con i provvedimenti del Mise: spostare gli investimenti sul lato dell’offerta e della produttività.

Incalzato dalle domande dei parlamentari, Calenda ha poi spiegato che la proposta di riforma del Fondo di garanzia per le Pmi è quasi pronta e che sarà presto presentata in Parlamento. «L’idea è che noi oggi copriamo tutto con una percentuale molto elevata, tutti i meriti di credito diversi – ha continuato il ministro dello Sviluppo economico – Questo non va bene, perché di fatto se ne avvantaggiano le banche. Vogliamo coprire le banche, altrimenti non prestano il denaro, ma dove hanno un rischio reale. Con tutta franchezza se le copro dove hanno una tripla A, a che serve?». Calenda ha poi aggiunto che si potrebbero creare delle categorie accelerate per chi deve accedere alla legge Sabatini o fare investimenti in innovazione, è quello su cui il Mise sta ragionando, insieme al possibile ampliamento del plafond: «bisogna trovare le risorse, ma se si fa un ragionamento sul circolante e sulle categorie più deboli, si può fare», ha concluso il ministro.

 

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