Trattativa tra il governo e Atlantia per definire se e come eliminare la possibilità di una revoca delle concessioni autostradali

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atlantiaLa revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia, il dossier Alitalia ed ArcelorMittal: sono alcuni dei principali dossier che restano aperti con lo stallo di governo e che invece richiedono una soluzione immediata. La fine anticipata dell’esecutivo potrebbe incidere sull’annunciata revoca delle concessioni di Aspi a un anno dalla tragedia del ponte Morandi di Genova, tema che è sempre stato un cavallo di battaglia del M5s. Ieri sera su Facebook il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli non ha usato mezzi termini: «Se non revocheremo la concessione ad Aspi, sarà solo colpa di Salvini. Spero che alla commemorazione del 14 agosto i parenti delle vittime glielo ricordino».

Manifestazioni di interesse, quote di partecipazione e trattative. Queste tematiche, seppur importanti, fanno solo da cornice a quella che è la vera partita per Alitalia. Il nodo vero, infatti, è la trattativa tra il governo e Atlantia per definire se e come eliminare la possibilità di una revoca delle concessioni autostradali dopo il crollo del ponte di Genova. Una questione divisiva anche all’interno dell’ormai ex maggioranza: il M5S ha sempre minacciato di voler revocare le concessioni mentre la Lega si è sempre detta favorevole a un ingresso dell’azienda nella ex compagnia di bandiera. Quando poi si è palesata l’offerta, per il momento non ancora vincolante, di Atlantia per diventare l’ultimo socio accanto a Fs, Delta e Tesoro, il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha sottolineato che i due dossier, Alitalia e concessioni, non si sarebbero mischiati perché altrimenti «diventi ricattabile o devi scendere a compromessi al ribasso». Ma adesso che il governo sta arrivando al capolinea come potrebbe evolvere la vicenda non è ancora chiaro. L’unica evidenza che emerge è che nella giornata di forte tensione del Ftse Mib di oggi, spicca il +2,70% di Atlantia, in netta controtendenza rispetto al principale indice di Piazza Affari. Secondo alcuni analisti con la caduta del governo, la procedura per la revoca della concessione verrebbe interrotta e se il M5s non rientrasse nella compagine del nuovo esecutivo difficilmente questa procedura verrebbe riaperta.

Un’altra partita che resta in sospeso è quella che riguarda la vicenda ex Ilva e che, se non risolta, mette in pericolo 20.000 posti di lavoro fra occupazione diretta e dell’indotto che ruota attorno agli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure e degli altri centri di servizio. Il 6 settembre ArcelorMittal non sarà più coperta dall’immunità penale. Il decreto crescita ha infatti eliminato lo scudo penale collegato all’attuazione del piano ambientale dell’acciaieria di Taranto. Inoltre, è previsto dalla norma contenuta nel decreto Imprese un piano di tutele legali “a scadenza” per l’azienda strettamente vincolato al rispetto del piano ambientale. Resta inalterata la responsabilità penale, civile e amministrativa conseguente alla violazione di norme poste a tutela della salute e delle questioni inerenti la sicurezza dei lavoratori. Ma il 6 settembre non è l’unica data segnata in rosso sul calendario. Sul fronte ArcelorMittal, infatti, anche il 1 ottobre è una giornata delicata: è il giorno in cui l’altoforno 2 sarà definitivamente spento in seguito al provvedimento di rigetto di dissequestro con cui la procura di Taranto ha ordinato lo spegnimento dell’altoforno 2 perché “non è sicuro per gli operai”. Restano da portare avanti le bonifiche per smaltire le 3.750 tonnellate di amianto e vanno prolungati i benefici di legge oltre al 2003 per avviare alla pensione i lavoratori esposti all’amianto.

*** Il caso Gronda ***
C’è poi un altro tema che scotta, a dividere Lega e 5 Stelle: la Gronda autostradale di Genova. «Il ministro Toninelli deve risolvere i problemi e farmi la Gronda: non mi interessa l’ideologia ma un ministro che faccia le cose. Se fa la Gronda può restare, se la blocca deve andare a casa», aveva tuonato nei giorni scorsi il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari dalla festa della Lega. «La condizione perché il governo vada avanti non sono le poltrone» ma andare avanti sulla linea leghista «dalle trivelle alla Tav». «Sarebbe da imbecilli non fare la Torino-Lione», aveva aggiunto Molinari. «Sarebbe folle farci fregare dai francesi. Se prima potevamo essere fermati dal fatto che il M5S ha il doppio dei nostri voti, poi alle europee – conclude – abbiamo avuto noi il doppio dei loro voti».

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