SETTE condanne e un’assoluzione, con pene in alcuni casi leggermente più miti rispetto a quanto chiesto dall’accusa nella requisitoria. E’ il riassunto della sentenza di primo grado letta ieri a Milano nel processo per truffa legato ai progetti di sviluppo immobiliare denominati Milano Santa Monica e MiLuce. Entrambe le operazioni erano state finanziate dalla Cassa di risparmio di Ferrara e dalla sua controllata, la Sgr Vegagest, in particolare dalla sua società attiva nel settore del Real Estate, Vegagest immobiliare. Per la procura di Milano, attraverso questi progetti di sviluppo immobiliare, venne condotta una truffa ai danni della Carife, attraverso l’acquisto di terreno comprati per importi poco rilevanti e poi rivenduti con plusvalenze di decine di milioni di euro. Nel dettaglio, sono stati condannati Gennaro Murolo, ex direttore generale della Cassa di Risparmio di Ferrara, a 3 anni (la richiesta del pm era stata per una condanna a 3 anni e 6 mesi), gli imprenditori campani Dante e Luigi Siano a 4 anni e 6 mesi (richiesta di 6 anni), i fratelli Aldo e Giorgio Magnoni a 4 anni (richiesta di 4 anni e 6 mesi), Sandro Bordigoni a 4 anni (richiesta di 4 anni e 6 mesi), e Mirko Leo a due anni e sei mesi (richiesta a 4 anni). E’ stata assolta Nadia Mangiarotti (con Leo dipendente della Commerfin, società riconducibile ai fratelli Siano), per cui la procura aveva chiesto una condanna a 2 anni. Particolare da non sottovalutare, nella sentenza è stata disposta una provvisionale di risarcimento a carico dei condannati e a favore di Carife, parte civile, di 25 milioni di euro.
GLI imputati erano stati rinviati a giudizio con una citazione diretta da parte del pm Gaetano Ruta, titolare del fascicolo, il 17 febbraio 2012, il procedimento davanti a un giudice monocratico del tribunale di Milano è iniziato il 17 maggio dello stesso anno. A quattordici mesi di distanza si è arrivati ora alla sentenza di primo grado, che subito dopo la lettura ha scatenato già le prime reazioni.
«Ricorreremo in appello contro questa sentenza che non condividiamo affatto — ha spiegato l’avvocato Tomaso Cortesi, legale di Aldo Magnoni —. I documenti, le perizie e le testimonianze acquisite in dibattimento dimostrano la totale estraneità ai fatti contestati del mio assistito e per questo siamo fiduciosi che in secondo grado vedremo riconosciute le nostre ragioni».
DURA anche la reazione di Gennaro Murolo: l’ex direttore generale di Carife non si attendeva una condanna tale (tre anni) e ieri ha spiegato così le sue ragioni. «Francamente attendo di conoscere le motivazioni che possano aver indotto il giudice a decidere per la condanna. Faremo sicuramente appello, questa sentenza mi pare si basi più su teorie che non su prove. Non ho mai ricevuto soldi, nè tratto vantaggi personali, di questo non si è tenuto conto». Possibile che il clima generale nel quale versa la Cassa non abbia giovato all’ex dirigente al momento della sentenza? Murolo ritiene di sì. «A Milano c’è un clima forcaiolo, giustizialista, lo abbiamo visto anche in altri processi più importanti, e forse anche il periodo che la Carife sta vivendo ha complicato ulteriormente le cose. Ma, ribadisco, attendo di conoscere le motivazioni per farmi un’idea più precisa».