Trump è tornato a criticare la normalizzazione della politica monetaria della banca centrale americana

donald trumpDonald Trump sembra non avere dubbi. La Federal Reserve “è impazzita” nel volere continuare ad alzare i tassi. Per la seconda volta in 24 ore, il 45esimo presidente americano è tornato a criticare la normalizzazione della politica monetaria della banca centrale americana, incominciata sotto la guida di Janet Yellen nel dicembre 2015. Soltanto ieri aveva detto che “non dobbiamo andare così veloci” nell’aumentare il costo del denaro, alzato l’ultima volta il 26 settembre scorso di 25 punti base al 2-2,25%. In quell’occasione la Fed segnalò un’altra stretta nel 2018 e altre tre nel 2019.

Parlando alla stampa mentre scendeva dall’Air Force One che lo ha portato in Pennsylvania per l’ennesimo comizio, Trump ha affermato: “Credo che la Fed stia facendo un errore. [La sua politica monetaria] è così stringente. Credo sia impazzita”. Il governatore Jerome Powell, la versione repubblica di Yellen scelta proprio da Trump, non la pensa cos”.

E’ vero che dal comunicato del 26 settembre è scomparso l’aggettivo “accomodante” per descrivere la politica monetaria Usa ma poi in conferenza stampa Powell disse che tale è comunque rimasta. Allora Powell spiegò che il rialzo dei tassi – il terzo del 2018, l’ottavo dalla fine del 2015, quando ci fu la prima stretta dal giugno 2006 – è semplicemente la dimostrazione di un’economia solida. Su questo, almeno la Casa Bianca è d’accordo con la Fed: la portavoce Sarah Sanders, a commento del sell-off odierno osservato a Wall Street, ha detto che “i fondamentali e il futuro dell’economia Usa restano forti”.

Sul tonfo dell’azionario Usa, Trump ha detto: “E’ una correzione che stavamo aspettando da tanto tempo ma sono davvero in disaccordo con quello che la Fed sta facendo”.

Secondo Charles Evans, presidente della Fed di Chicago, è “giusto” che Trump sollevi la questione sul ritmo delle strette. Tuttavia, parlando da Flint, Michigan, Evans aveva spiegato ore prima del nuovo attacco del presidente Usa di essere a suo agio con il passo dei rialzi dei tassi previsti perché l’economia Usa sta andando “estremamente bene” e il tasso di disoccupazione – sceso al 3,7% a settembre, minimi del 1969 – potrebbe raggiungere il fondo al 3,5% per poi risalire lentamente al 4,5%. Secondo Evans, manca poco per vedere i tassi arrivare al tasso neturale che si trova tra il 2,75% e il 3%, un livello che stando ad alcuni analisti dovrebbe portare la banca centrale Usa a prendersi una pausa.

Per Mohamed El-Erian, capo economista di Allianz, gli investitori devono capire che il sell-off dell’azionario non impedirà alla Fed di alzare i tassi. “Il mercato deve capire che questa è una Fed diversa”, ha dichiarato ai microfoni di Cnbc. Secondo lui le prospettive economiche per gli Usa resteranno buone per i prossimi due anni alla luce dei forti investimenti aziendali, dell’aumento dei redditi delle famiglie e di una politica fiscale accomodante. “Ci sono tre motori interni che si stanno scaldando allo stesso tempo”, ha detto El-Erian.

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