Dopo che pressioni economiche russe avevano bloccato la firma nel 2013 dell’Accordo di Associazione fra Ucraina e Unione Europea, il Presidente dell’Ucraina Petro Poroshenko, a capo del nuovo governo filoeuropeo formatosi nel febbraio 2014 a seguito del movimento Euromaidan, ha firmato l’Accordo di Associazione con l’UE nel giugno 2014, accordo che consente ai cittadini ucraini con passaporto biometrico di viaggiare nell’Area Schengen fino a 90 giorni e comprensivo del DCFTA (Deep and Comprehensive Free Trade Area). Nel frattempo, disordini politici e un intervento militare russo si sono susseguiti in Crimea, con conseguente secessione unilaterale dall’Ucraina e annessione alla Federazione Russa a seguito di un referendum riconosciuto solo da Mosca e da alcuni suoi alleati.
L’applicazione del DCFTA crea nuove opportunità garantendo l’apertura dei mercati da ambo le parti e il progressivo adeguamento di norme, regolamenti e pratiche commerciali ucraini agli standard europei: le imprese dell’UE guadagnano nuovi sbocchi di mercato e nuove partnership commerciali, mentre le imprese ucraine ottengono un accesso privilegiato al più vasto mercato del mondo e beneficiano della condivisione da parte UE di expertise e know-how. In particolare, l’UE tutela le proprie importazioni di grano e gas naturale e le proprie esportazioni in Ucraina dall’instabilità del Paese supportando riforme economiche e sociali, mentre l’Ucraina, a sua volta, ha l’interesse ad aumentare le esportazioni e attirare investimenti stranieri. Ancora, l’integrazione nel mercato europeo contribuisce alla prosperità generale del Paese in termini di accesso a prodotti di alta qualità, maggiore tutela del consumatore e protezione ambientale, diminuzione dei prezzi e creazione di posti di lavoro. L’UE fornisce assistenza finanziaria e politica, agevolazioni commerciali e condivisione di buone pratiche all’Ucraina, di cui rappresenta attualmente il maggior partner commerciale, affinché il Paese modernizzi le proprie istituzioni e la propria economia e si porti al livello degli altri Paesi europei.
Oltre che nell’ambito dell’Accordo di Associazione, dell’OMC e della Comunità Europea dell’Energia, Ucraina e Unione Europea collaborano sulla base del Partenariato Orientale e della Politica Europea di Vicinato, strumenti ufficialmente finalizzati ad avvicinare il Paese all’Unione Europea approfondendo la cooperazione politica e l’integrazione economica; l’Ucraina ha inoltre accesso ai fondi derivanti da un certo numero di programmi tematici e regionali e partecipa ai programmi UE di cooperazione transfrontaliera e ad altre iniziative aperte ai Paesi limitrofi, come Erasmus+. Infine, l’UE è schierata a fianco dell’Ucraina nel sostenerne la sovranità politica e l’integrità territoriale, marcando come illegittimi il referendum del 2014 e l’annessione della Crimea alla Federazione Russa e adottando una serie di sanzioni e misure restrittive contro la Russia.
Nonostante i notevoli progressi soprattutto negli ultimi quattro anni, affermare che l’Ucraina sia già pronta per aderire a pieno titolo al’UE è quantomeno azzardato, né sono pervenute promesse in tal senso dall’UE, l’adesione alla quale è un punto cardine della politica estera del Presidente Poroshenko (insieme all’obiettivo interno di consolidamento del potere). Le perplessità principali concernono il livello di corruzione, su cui si registrano comunque notevoli progressi anche grazie ai fondi europei, l’indipendenza del sistema giudiziario, la tendenza a mantenere il potere per mezzo di trame sotterranee, retaggio del passato sovietico, e il rallentamento dell’attuazione delle riforme, oltre alla questione di Crimea e alla guerra nel Donbass. Lo stesso Accordo di Associazione non offre tutte le risposte, pur tracciando un utile percorso verso la stabilizzazione e la prosperità dell’Ucraina.
Per cominciare, l’Accordo di Associazione non assicura la futura adesione ucraina all’UE, dice solo “forse”, e secondariamente traccia la transizione verso l’economia liberale di mercato senza occuparsi di politica sociale, che è principalmente di competenza degli Stati membri. D’altro canto, è efficace nello stimolare la crescita economica tramite l’apertura dei mercati e il miglioramento del clima imprenditoriale. A questo scopo, l’UE offre sostegno finanziario all’Ucraina per aumentare la
coesione economica, sociale e infrastrutturale tramite costruzione di reti di trasporto e progetti comuni industriali e tecnologici. Sembra che manchi ancora qualche tassello fondamentale: decenni di regime sovietico prima e post-sovietico poi non possono certo essere cancellati in pochi anni; allo stesso tempo, il Presidente Poroshenko ha dichiarate aspirazioni europeiste per l’Ucraina e attende un segnale forte da parte di Bruxelles per prendere l’iniziativa.
A seguito dell’indipendenza di quest’ultima nel 1991, l’UE ha incluso l’Ucraina fra gli Stati di Nuova Indipendenza anziché fra i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, il che ha causato l’autopercezione dell’Ucraina come Paese a metà fra Europa e Asia e ha impedito all’ex repubblica sovietica di beneficiare di alcune politiche europee, mentre veniva condizionata in altre. Peraltro, al momento dell’indipendenza dall’URSS, le repubbliche baltiche e la Polonia hanno deciso di tagliare i ponti con la Russia e si sono avvicinate rapidamente all’Europa Occidentale, mentre Ucraina e Bielorussia si sono trovate in stallo, fra volontà di indipendenza e necessità di dipendenza. D’altro canto, con un’agenda di allargamento già piuttosto fitta, gli Stati Membri dell’UE si schierano in modo sparso sulla possibilità di accogliere un nuovo membro. La mancanza di una politica estera unitaria dell’Unione Europea si fa sentire più che mai nella questione ucraina, in cui è fortemente coinvolta la Russia, che ritiene essenziale per la propria sicurezza una cintura di Stati satelliti, tra cui appunto l’Ucraina, fra se stessa e la NATO. In quest’ottica, Putin vuole bloccare l’adesione alle organizzazioni regionali occidentali delle repubbliche satelliti della Russia, inglobandole invece nell’Unione Doganale Eurasiatica. Nella stessa ottica, si comprende anche l’annessione della Crimea, mentre la NATO ha aumentato lo stanziamento di militari nella regione.
Da parte sua, l’Unione Europea sostiene la transizione dell’Ucraina verso la democrazia e l’economia di mercato, ma non offre promesse di adesione. Assodato che, al momento, l’Ucraina non rispetta tutti i requisiti per la membership UE, cosa si può fare nel frattempo?
Anche volendo sorvolare sull’inviolabilità dei confini, il decennio di aspri conflitti conseguenti alla scissione della Jugoslavia sconsiglia caldamente questa opzione in un Paese dove è impossibile tracciare precisamente con una matita confini etnicamente e linguisticamente omogenei. D’altra parte, la sicurezza economica e militare non può essere assicurata dal governo nazionale nell’era attuale, ed è quindi impensabile che l’Ucraina rimanga da sola. In realtà, sottoscrivendo l’Accordo di Associazione, l’Ucraina ha scelto di rinunciare all’Unione Doganale Eurasiatica e di avvicinarsi invece all’Europa. Ora, in anni caratterizzati da diffuso euroscetticismo, realizzare una vittoria è vitale per l’Unione al fine di riscattarsi e lanciarsi come attore globale dotato di una certa credibilità, e l’Ucraina si presta bene a questo scopo. L’ex repubblica sovietica è infatti il terreno di gioco dove l’Unione può e deve lanciarsi come Terza Forza rispetto a Russia e Stati Uniti dimostrando di poter dire la sua e di saper proteggere i propri membri più deboli, riacquisendo fiducia anche sul piano interno.
Nella pratica, si tratta di ripristinare le norme internazionali che sono state violate, trovando una soluzione di compromesso che consenta all’Ucraina di integrarsi nell’UE allo stesso modo degli Stati Baltici mantenendo comunque buone relazioni con Mosca. La soluzione alla questione ucraina richiede la presenza dell’UE nel suo ruolo globale e, soprattutto, va negoziata con la Russia, non contro la Russia. Sul fronte interno, una possibile opzione è una svolta costituzionale dell’Ucraina in senso federale, in modo da tutelare le minoranze russofone: del resto, quelle stesse minoranze hanno optato per la secessione proprio perché non si sentivano tutelate dal nuovo governo filoeuropeo.
È quindi il momento che le due parti siano chiare l’una con l’altra, e che l’UE non si illuda che l’Ucraina possa adeguarsi agli standard europei da un giorno all’altro. Del resto, i Paesi dell’Europa Centrale e Orientale che hanno aderito all’UE nel 2004 e nel 2007 hanno fatto abbastanza progressi, e piuttosto velocemente, verso il rispetto dei requisiti per l’adesione proprio perché l’adesione si profilava con certezza all’orizzonte.