La Commissione europea avrebbe chiesto all’Italia chiarimenti sulla norma di divieto dell’anatocismo bancario, applicata da alcuni Tribunali italiani nonostante manchino ancora i decreti attuativi. E avrebbe sottolineato come in nessun paese europeo sia presente un divieto assoluto di anatocismo. Per la Commissione le norme italiane appaiono poco chiare, anche se alcuni Tribunali si sono già pronunciati, nonostante la mancanza di una delibera attuativa del Comitato interministeriale credito e risparmio (Cicr).
Come si legge in un lancio del Sole 24 Ore – Radiocor, “la Commissione europea chiede chiarimenti sulla modifica dell’anatocismo bancario prevista dalla legge di Stabilità 2014. In una lettera inviata dalla Direzione Stabilità finanziaria alla Rappresentanza italiana di Bruxelles si afferma che la legge “appare introdurre” un divieto assoluto di anatocismo che non è presente in nessun altro paese Ue. La Commissione sottolinea che “la portata del divieto e la sua applicazione concreta appare poco chiara”. La legge rimanda a una delibera attuativa del Cicr che ancora però non è stata presa. Alcuni Tribunali italiani, tuttavia, “l’hanno già considerata direttamente applicabile” e si sono pronunciati con sentenze contrastanti”.
Sul tema si puàò infatti ricordare che il tribunale di Milano, con due provvedimenti cautelari depositati lo scorso 14 aprile, ha accolto le domande inibitorie proposte da Movimento Consumatori per inibire l’anatocismo nei conti correnti bancari dal 1° gennaio 2014. Come annuncia l’associazione, Ing Bank, Banca Popolare di Milano e Deutsche Bank devono cessare ogni forma di capitalizzazione degli interessi passivi e ogni pratica anatocistica in tutti i contratti di conto corrente con i consumatori. Secondo uno studio fatto dal Movimento Consumatori su trenta banche, tutte hanno continuato ad applicare gli interessi anatocistici che per il 2014 hanno comportato l’addebito di interessi stimati per tutte le banche italiane in oltre 2 miliardi di euro.
La mossa della Commissione ha sollevato immediatamente la reazione dell’Unione Nazionale Consumatori.”Evidentemente negli altri Paesi europei le banche non praticano interessi al limite dell’usura e le imprese e le famiglie hanno spread ragionevoli – ha commentato Massimiliano Dona, Segretario dell’Unione Nazionale Consumatori – In Italia, invece, è necessario intervenire per legge per impedire abusi. Per questo, non solo chiediamo che si facciano le norme attuative, per non costringere i consumatori a far valere i loro diritti in tribunale, ma invitiamo il Governo ad eliminare al più presto anche le gabelle più anacronistiche, a cominciare dalla commissione di istruttoria veloce”.