Tre degli arrestati (Franco e Giuseppe Sanfratello, padre e figlio, di 56 e 23 anni di Chiari e Mauro Inselvini, 43enne di Ospitaletto, nel Bresciano), mentre ai domiciliari, Thomas Cristian Botoaga Grama, romeno di 32 anni residente a Bucarest.
L’ipotesi di reato è l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di «un numero indeterminato di reati fiscali». Si tratta di emissione ed annotazione di fatture fittizie e occultamento delle scritture contabili, riciclaggio dei proventi illeciti con l’aggravante della transnazionalità del reato.
L’«Operazione Transilvania», che oltre al territorio nazionale ha interessato anche la Romania, l’Ungheria e l’Ucraina, è stata innescata dagli accertamenti concentrati su una società con sede nel Bresciano. La stessa che, al termine delle investigazioni, è risultata essere «il vero volano dell’attività criminosa».
Secondo la ricostruzione dei militari, due uomini – padre e figlio – sono risultati essere gli attori di un sistema di frodi che ha portato ad accertare fatture false per 165 milioni di euro e a “retrocessioni” di denaro contante per altri circa 20 milioni di euro. Inoltre, al fine di recuperare le imposte evase, sono stati posti sotto sequestro preventivo finalizzato alla confisca disponibilità finanziarie e patrimoniali per circa 9,3 milioni di euro. E ancora, durante l’esecuzione dell’ordinanza sono stati rinvenuti 158mila euro in contanti e 39mila euro in assegni circolari, sottoposti a sequestro.
Il sistema di frode scoperto dai militari si sviluppava si livelli e modalità differenti, con funzioni in carico a ciascuno dei quattro arrestati. Erano presenti soggetti che hanno ceduto la merce “in nero”, soggetti beneficiari che si possono ricondurre ad aziende operanti nel settore del rottame. E ancora soggetti definiti “filtro” i quali, per giustificare l’acquisto della merce hanno impiegato fatture (oggettivamente) false emesse da “cartiere” ed emesso altrettante fatture (soggettivamente) false nei confronti dei beneficiari della frode. In ultimo, soggetti “cartiere”appunto e creati pertanto per generare costi fittizi in favore delle società “filtro” e per “monetizzare le somme” da restituire in parte agli acquirenti.
A ciò, si unisce la creazione di imprese “cartiere” all’estero. Azione che ha ravvisato per il gruppo l’aggravante del “reato transnazionale”.