Unicredit punta a 100 miliardi di nuovi crediti

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Di cui 60 alle imprese e 40 ai privati: il progetto è stato presentato ieri a Milano dal ceo del gruppo Federico Ghizzoni e da Gabriele Piccini, country chairman per l’Italia, in un evento a porte chiuse aperto dal presidente Giuseppe Vita che ha visto radunati l’advisory board e i sette consigli di territorio, organi “consultivi” appena rinnovati cui spetta discutere e verificare gli indirizzi della banca.
Punto di partenza, il turn-around completato negli anni scorsi. Che, come ha ricordato ieri Piccini, ha consentito all’Italia – dove il gruppo vede concentrato il 40% dei suoi risk-weighted asset – di non essere più una zavorra bensì uno dei motori di UniCredit, come dimostra il suo contributo pari al 50% dell’utile operativo della prima metà 2015. «Ci siamo stabilizzati su un cost/income intorno al 50%», ha ricordato ieri il country chairman, sottolineando un dato non irrilevante alla vigilia di una revisione del piano che insisterà anzitutto sull’efficienza. In Italia, si è detto ieri mattina di fronte a circa 300 persone riunite al Pavilion di Piazza Gae Aulenti, tra imprenditori, professionisti, docenti e dirigenti della banca, il focus sarà soprattutto sul credito: tra gennaio e giugno i crediti erogati sono cresciuti del 33% sul 2014, e l’obiettivo per il 2015 è quello di confermare il trend, chiudendo l’anno oltre i 20 miliardi di nuove linee. Entro il 2018, si diceva, l’obiettivo è di 100 miliardi di impieghi, «sfruttando tutti gli strumenti a nostra disposizione», come ha detto ieri Piccini. Facendo presente che in un Paese in cui «il debito bancario vale il 60% dell’esposizione delle imprese» la banca ha messo a punto un’offerta diversificata che accanto al credito prevede strumenti complementari come i mini-bond, le garanzie e un insieme di servizi a sostegno della crescita. «Tra il 2012 e il 2014 abbiamo accompagnato 20mila imprese sui mercati esteri e entro il 2018 intendiamo coinvolgerne altre 30mila», ha evidenziato ieri Piccini, presentando un piano che dal punto di vista operativo «intende rilanciare pienamente la filiale, sempre di più chiamata a svolgere il ruolo di antenna sul territorio».
«In un contesto macroeconomico contraddistinto da forte volatilità sui mercati, ma anche da tassi destinati a rimanere bassi almeno per altri tre anni, l’Italia sta finalmente mostrando quei segnali di ripresa che aspettavamo da tempo», ha sottolineato il ceo di UniCredit in un colloquio che l’ha visto protagonista accanto a Romano Prodi.
Una svolta «a cui UniCredit intende pienamente contribuire e che al tempo stesso ci porta ad avere grandi attese su questo mercato». Ghizzoni, poi, ha ricordato i quattro miliardi e mezzo di investimenti in corso, le operazioni straordinarie già chiuse (Fineco) e quelle in fase di definizione (Pioneer), il rinnovo del portafoglio prodotti e il piano di espansione del network estero oltre i 43 Paesi in cui UniCredit è già presente. «Vogliamo essere – ha aggiunto Ghizzoni – una delle banche leader in Europa anche nel corporate/investment banking grazie alla grande base di clienti che già oggi abbiamo nei più importanti paesi manifatturieri del continente. È così – ha concluso – che intendiamo rafforzare il nostro profilo di banca radicata sul territorio ma forte di una presenza globale, che è un punto di forza per il gruppo ma anzitutto per i suoi clienti, a cominciare dalla imprese». Un versante, questo, in cui sarà decisivo anche il contributo dell’advisory board e dei consigli territoriali, come ha ricordato ancora Ghizzoni e dopo di lui i vice presidenti Vincenzo Calandra, Fabrizio Palenzona e Luca Cordero di Montezemolo, che si sono soffermati sui nuovi aspetti regolamentari, sulle infrastrutture e sul made in Italy.
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