Vittorio Malacalza sta lavorando al rinnovo dei vertici di Banca Carige
Carige aspetta l'arrivo di Bonomi

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L’imprenditore, che con la Malacalza Investimenti è il primo azionista dell’istituto di credito genovese (di cui detiene il 17,58%), dopo aver chiuso i giochi, venerdì scorso, con il cda guidato da Cesare Castelbarco Albani (presidente) e da Piero Luigi Montani (ad) di Carige, ora sta muovendosi su vari fronti. A cominciare da quello interno, cioè gli azionisti genovesi e liguri della banca, per arrivare a Bankitalia e al mondo della finanza italiana. L’obiettivo è di arrivare a presentare, entro il 4 marzo, una lista (da portare all’assemblea degli azionisti del 31 marzo) di una quindicina di persone, con uomini e donne d’esperienza nei settori economici e industriali che caratterizzano il territorio ligure. E ovviamente il nome, che sarà formalmente indicato dal nuovo cda ma che chiaramente sarà espressione dell’azionista di riferimento, del nuovo ad.

In passato Malacalza aveva speso parole positive per Giampaolo Maioli (al vertice di Cariparma); un nome che si è fatto strada tra i rumors anche ieri. Resta tuttavia da verificare se sia davvero tra quelli in pole position. Secondo quanto risulta, comunque, la lista sarebbe già quasi completa. Nel frattempo Malacalza incamera, oltre al gradimento della Borsa, che ieri ha visto il titolo salire il titolo del 4,4% (a 0,465), anche il palcet sulla sua decisione di azzerare i vertici della banca, da parte della Coop Liguria e della Fondazione Carige.

 

Quest’ultima dispone dell’1,96% del capitale dell’istituto ligure, legato con un patto di sindacato alla quota di Malacalza. Patto che garantisce all’ente un obbligo di consultazione sulla lista del cda e l’obbligo di riservare alla Fondazione un posto in consiglio. Coop Liguria, che con la sua controllata Talea Immobiliare, detiene circa l’1,73% di Carige, da parta sua, ha stretto un patto di sindacato con la Fondazione De Mari Cr Savona e la Fondazione Cr Carrara. Insieme detengono circa il 4,17% del capitale ordinario della banca. E ieri anche Coop, come già aveva fatto Malacalza, ha affidato a una nota ufficiale la sua posizione sul futuro di Carige aprendo alla linea dell’azionista di riferimento.

In sostanza Coop «esprime condivisione alle linee tracciate dal maggior azionista della Banca, Malacalza Investimenti, con la nota» del 12 febbraio. Ma poi motiva nel dettaglio le ragioni che l’hanno spinta a questa scelta di campo. Coop, sottolinea di essere «diventata a suo tempo azionista di Banca Carige non per fini utilitaristici o speculativi, ma perché ha ritenuto – e ritiene anche oggi – che una banca importante sia un fattore propulsivo determinante per lo sviluppo dell’economia del territorio in cui opera». Ed è in questo spirito, si legge, che ha partecipato ai successivi «e frequenti» aumenti di capitale (uno a giugno 2014 da 800 milioni e uno a luglio 2015 da 850), «l’ultimo dei quali ha determinato un profondo cambiamento dell’assetto societario, con l’entrata di nuovi importanti soci, espressione della più accreditata imprenditoria locale e nazionale». Il riferimento è certamente a Malcalza ma anche a Gabriele Volpi, che detiene il 5,011 di Carige, attraverso The Summer Trust (altro azionista di rilievo è Norges Bank, col 2,17%).

Dopo il lavoro svolto per «rimettere in ordine i parametri di sicurezza patrimoniale indicati dalle Autorità di vigilanza – prosegue la nota di Coop Liguria – occorre ora ripristinare la fiducia degli investitori, delle famiglie e delle imprese: fiducia minata anche da fattori esterni che hanno colpito tutto il sistema finanziario nazionale ed internazionale, e che deve essere recuperata dando un forte impulso alle attività caratteristiche dell’istituto». Secondo i soci della Coop occore anche «determinare le condizioni per una progressiva e adeguata redditività aziendale, basata sullo sviluppo delle diverse fonti di ricavo e, nel contempo, sul massimo contenimento dei costi». L’azionista ricorda, infine, che «il radicamento territoriale di cui Banca Carige è sempre stata artefice e protagonista non è un richiamo anacronistico: è un punto di forza verso una parte consistente del Paese in cui la Banca già opera». Ma questo, comunque, «non esclude – ed anzi sollecita – uno sguardo attento ai processi di aggregazione societaria che si stanno profilando e che si realizzeranno». Insomma Coop apre alla possibilità di un fusione tra Carige e un’altra realtà bancaria. Aggregazione sulla quale il cda guidato da Montani è parso rallentare, pur avendo nominato gli advisor per valutare un’operazione di quel tipo. E mentre Malacalza si muove con velocità, anche Volpi potrebbe essere in procinto di stilare una sua lista per il cda di Carige.

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