Sono ripartiti i negoziati tra i dirigenti di Mps e il sindacato Fabi
Banche, aumenti in vista per Mps e Carige, widiexpress

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Raggiunto un accordo che va nella direzione della ristrutturazione dei costi imposta dalla Bce che chiedeva un abbattimento delle spese sul personale di circa 200 milioni di euro. Il sindacato spiega che:

“L’obiettivo è stato raggiunto grazie al taglio del 2,5% degli stipendi annui dei top manager”. Di fatto l’accordo tutela i dipendenti anche in vista di future ristrutturazioni, e respinge l’impostazione iniziale dell’azienda che voleva far pagare solo ai lavoratori l’ulteriore taglio dei costi di circa 200 milioni voluto dalla Bce”.

Oltre al contributo dei manager, infatti, l’intesa riduce l’impatto economico delle giornate di solidarieta’ per dipendenti. Dalle attuali sei si riducono a cinque per chi ha un reddito fino a 35.000 euro lordi.

Il titolo Mps apprezza la notizia, segnando +2,24% a quota 1,275 euro.

La contrattazione aziendale si era interrotta nel 2012, poco dopo che il gruppo aveva presentato un Piano di ristrutturazione alla Banca centrale europea e a Bankitalia con una riduzione di 8.000 dipendenti entro il 2017. Da allora, i rapporti tra sindacati e l’ad Fabrizio Viola erano cessati.

In base alla nuova intesa, “le prossime eventuali future tensioni occupazionali nel Gruppo potranno essere gestite solamente con gli ammortizzatori sociali di categoria, escludendo la possibilita’ per l’azienda di ricorrere ai licenziamenti collettivi o per giustificato motivo
economico”.

Reintrodotto poi, dopo quattro anni, anche il premio aziendale, pari a 300 euro, maggiorato in caso di prestazioni welfare.

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