Avversione e sottovalutazione sono errori inaccettabili in finanza
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L’ipotesi di investire direttamente sul debito governativo di Paesi emergenti poteva essere scartata fino a qualche anno fa, ma non lo è più oggi. Anche perché i rendimenti si trovano ormai quasi solo su questo fronte, del tutto immune dalla folle rincorsa ai tassi negativi o a zero che siano. Nell’ambito dei titoli di Stato di tale categoria sta da qualche tempo affiorando l’emittente Perù, assai presente nei portafogli degli istituzionali e acquistabile anche dal “retail” italiano, data la quotazione su Tlx, del quarantennale – al momento dell’introduzione sul mercato – con cedola 5,625% in dollari riferito appunto al Paese sudamericano. Si tratta di un bond emesso nel 2010, con scadenza 2050, il cui inizio di negoziazioni su Tlx è avvenuto quasi un anno fa (Isin US715638BM30), con taglio 1.000 Usd.

Prima di valutare l’obbligazione vale la pena analizzare l’emittente peruviano. Con rating BBB+ (S&P), si caratterizza per ottimi parametri economico/finanziari. Il debito pubblico su Pil si attesta al 23%, un’inezia in confronto a noi europei, mentre la bilancia commerciale presenta alti e bassi, ma non ha mai toccato negli ultimi cinque anni livelli troppo negativi. Nell’ultima rilevazione disponibile, quella di luglio, ha registrato un balzo a +500 milioni di dollari, mentre le riserve valutarie sono cresciute oltremodo fino al 2013, per poi stabilizzarsi. L’inflazione al 2,9% è in discesa sui minimi degli ultimi cinque anni e il tasso di interesse collocato al 4,25% conferma che l’economia è in buona salute.

Il bond 2050, quotato su varie Borse europee, è salito a fine agosto al livello massimo dei 134, per poi progressivamente scendere verso quota 125. E’ evidente che una scadenza così lunga penalizza in termini di sensibilità ai tassi, il cui valore di 17 espone a una variabile che sta tornando in gioco. Proprio i timori di un rialzo da parte della Fed hanno condizionato negli ultimi giorni questo titolo, che dovrebbe trovare sui 120/122 un’area di stabilizzazione di breve periodo. Il rendimento attuale è del 4,3%, con “spread” denaro/lettera un po’ oscillante. Poiché non sono previste “call” di rimborso, il bond peruviano avrà una vita residua molto lunga, a causa della quale si possono ipotizzare movimenti di prezzo rilevanti nel tempo. Una prudente esposizione diretta al debito sudamericano costituisce tuttavia un investimento verso cui muoversi, pur con graduale progressività. Proprio il lotto 1.000 costituisce un facile ausilio in tal senso e inoltre i parametri di “yield”, di “spread” medio e di andamento di breve e medio periodo confermano che l’obbligazionario peruviano è uno dei meglio impostati, sebbene schiacciato dalla prevalente attrazione degli investitori per quelli brasiliano e messicano. La concentrazione soprattutto sul primo rappresenta in certi casi un rischio e l’alternativa del Perù comincia a dover essere valutata, sebbene – per il 2050 – a quotazioni più basse rispetto alle attuali. Resta poi la variabile della valuta di espressione, che consiglia di operare anche in questo caso solo e soltanto con il supporto di un conto specifico in dollari.

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