La volatilità è tornata dalle ferie e con essa anche i timori degli investitori

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Timori che sembrano essere ingigantiti dagli avvisi degli esperti che parlano, sull’orizzonte statunitense, di nuovi crolli in arrivo, pari al 10%. A motivare la sentenza, infatti, è una WalL Street che viaggia ormai da tempo sui massimi, sorretta dall’azione compiacente della Fed, un’azione che, però, potrebbe venir meno entro i prossimi mesi, accentuando i nervosismi già latenti. L’ultimo dato macro che fa orientare verso questa interpretazione arriva dall’indice dei prezzi al consumo di agosto pubblicato venerdì scorso e che su base mensile è cresciuto oltre le attese in particolare per la voce dei prodotti core, il cui rialzo è cresciuto oltre il 2% per il decimo mese di fila. Un elemento in più in mano ai membri della Fed che oggi si riuniscono per prendere una decisione sulla strategia da adottare per un eventuale, secondo rialzo dei tassi di interesse. L’opzione di una stretta per settembre sembra essere ancora in calo e l’orizzonte temporale di dicembre è ancora il più votato anche se le dichiarazioni contrastanti dei membri della banca centrale statunitense hanno abituato gli operatori alle sorprese. E settembre potrebbe essere la prossima.

Eppure c’è chi, invece, la pensa diversamente. 

Secondo Tom Lee di Fundstrat Global Advisors, stratega ormai veterano dei campi di battaglia finanziari, è giunto il momento di puntare sull’S&P500, indice per il quale ha un target di fine anno di 2.325 punti, attualmente in calo del 3% rispetto al 23 agosto quando ha raggiunto il massimo di 2.193.

“Crediamo che su questo pullback del 3% si debba comprare in maniera aggressiva”

Il motivo? Basta tirare le somme a settembre: storicamente, dal 1940, si è visto che se le azioni vedono un rialzo tra il 5 e il 20% da inizio anno, allora gli utili continuano fino a dicembre. Nello specifico, quando le azioni registrano un aumento del 5% o anche di più, allora il rally, storicamente, arriva alla fine dell’anno, nell’87% dei casi. Qualora invece il rialzo registrato tra gennaio e settembre fosse superiore e cioè dal 5% al 20%, qull’87% diventa un 90%.  Insomma, una sorta di applicazione della Legge di Newton sul moto. Il che conferma anche la regola secondo cui le azioni tendono a salire nel periodo finale dell’anno.

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