L’istituto nazionale di statistica portoghese ha comunicato che il deficit pubblico nel 2018 è sceso allo 0,5 per cento del PIL

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Antonio costa portogallo«Costa sale sul treno per Bruxelles». Il titolo del quotidiano portoghese “Publico” riassume perfettamente l’operazione “Passe social”, il nuovo abbonamento unico per i mezzi pubblici di trasporto introdotto dal governo di sinistra presieduto dal socialista Antonio Costa.

Il riferimento al treno si spiega con il fatto che il “Passe social unico” comprende anche i treni suburbani. E la destinazione “Bruxelles” allude, ovviamente, alle elezioni europee di fine maggio che l’anno prossimo in Portogallo saranno seguite dalle politiche.

In vista di questi due appuntamenti decisivi, Costa, presidente del Consiglio e segretario del Partito socialista portoghese, ha calato sul tavolo da gioco il jolly dell’abbonamento sociale unico. Una mossa che obbedisce alle regole di un Paese, il Portogallo, dove il populismo non ha attecchito e i partiti al potere, quando arrivano le elezioni, cercano di conquistarsi i voti con le misure classiche della sinistra di governo: misure comprensibili a tutti e che abbiano come principali beneficiari i ceti sociali più deboli.

Da questo punto di vista, Il “Passe social” rappresenta un classico. Dal primo aprile ha abbattuto drasticamente il costo del trasporto pubblico. L’operazione sarà finanziata dallo Stato che per quest’anno prevede un intervento di 100 milioni di euro.

Il nuovo abbonamento costa appena 40 euro al mese e consente di viaggiare su autobus, metro, treni suburbani e traghetti in una vasta area metropolitana. La sola Lisbona integra 18 municipi arrivando fino a Cascais e a Setubal, che distano una cinquantina di chilometri dalla capitale collegata dai treni della CP e della Fertagus.

Fra poco arriverà anche il “Passe familia”, per consentire ai membri di uno stesso unico familiare di fare tutti gli abbonamenti che servono per gli spostamenti di studio e di lavoro senza superare un tetto di spesa familiare prefissato.

La mossa del governo ha spiazzato l’opposizione. La destra ha saputo obiettare solo che si tratta di «un’operazione elettorale». Che sarà anche vero, ma, come ha osservato la coordinatrice del Bloco de Esquerda, la sinistra radicale che appoggia il governo dall’esterno, si tratta comunque di «un aumento salariale per i ceti più deboli».

Vista con occhi italiani, siamo di fronte a una lezione di politica da parte di un Paese, il Portogallo, appunto, dove esistono ancora i partiti, mentre i populisti al governo in Italia, in vista della stessa chiamata alle urne (le prossime europee) fanno campagna elettorale punzecchiandosi ogni giorno e inondando i social di slogan mentre l’economia va a picco.

Intanto l’istituto nazionale di statistica portoghese ha appena comunicato che il deficit pubblico nel 2018 è sceso allo 0,5 per cento del PIL, il livello più basso nei 45 anni trascorsi dalla Rivoluzione dei garofani e dalla fine della dittatura.

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