Agricole, addio a Intesa Sanpaolo

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Il Credit Agricole è uscito definitivamente dal capitale di Intesa Sanpaolo nel secondo semestre dello scorso anno. Lo ha annunciato ieri a Parigi il numero uno della banca francese Jean-Paul Chifflet che, presentando i conti 2012 agli analisti, ha spiegato che la vendita ha avuto luogo non in blocco ma progressivamente «in un flusso continuativo, in base alle condizioni di prezzo. Volevamo uscire e l’abbiamo fatto secondo le opportunità». Si tratta del capitolo finale di una lunga «story» iniziata nel dicembre 2006 quando l’Antitrust, autorizzando la fusione fra Intesa e Sanpaolo, aveva prescritto la vendita all’Agricole di Cariparma e Friuladria disponendo però che il gruppo francese diventasse soggetto «terzo» con la cessione della partecipazione in Intesa, pari allora al 5,8%, e non partecipando alla governance del nuovo polo bancario.
Nel 2009 però Agricole e Generali hanno sottoscritto un patto relativo alle quote detenute in Intesa Sanpaolo, che complessivamente sfioravano l’11%. L’accordo consentiva alla banca francese di non svalutare la quota considerandola ancora «stabile», strategica. «Ci è stato chiesto dall’Agricole e non abbiamo ragione di dire no», aveva spiegato l’allora presidente del Leone Antoine Bernheim. Tuttavia il patto era finito subito nel mirino dell’Antitrust guidato da Antonio Catricalà, che aveva aperto una procedura di inottemperanza a carico di Intesa Sanpaolo per il mancato rispetto degli impegni presi in sede di fusione. Il patto era stato modificato e reso più leggero finché era stato sospeso e archiviato. Alla fine nel 2010 Intesa e Agricole avevano presentato all’Authority una serie di nuovi impegni, in base ai quali in sostanza l’Agricole si impegnava a ridurre la partecipazione sotto il 2% entro metà 2011 e comunque dopo quella data le azioni sarebbero rimaste prive di voto. L’annuncio di ieri completa dunque il quadro e dalla relazione di bilancio 2012 si rileva che la quota ancora in portafoglio, pari circa all’1,9%, era stata svalutata nel giugno 2012 per 445 milioni. L’ultima vendita ha comportato una plusvalenza.
Agli analisti Chifflet, oltre a presentare i conti del gruppo chiusi secondo le attese con perdite per 6,47 miliardi a causa anzitutto delle svalutazioni su avviamento e titoli, ha detto che l’Agricole «non prevede di uscire dall’Italia»: «Abbiamo fiducia nella capacità del governo e del Paese di rialzarsi. L’Italia, ha aggiunto, «ha già fatto sforzi significativi» in questo senso, e si appresta ad affrontare «una scadenza cruciale» con le elezioni di questo fine settimana. In Italia Cariparma ha realizzato nel 2012 un utile preconsuntivo di 186 milioni con una raccolta diretta in crescita del 5,5% a 35,6 miliardi, una flessione degli impieghi dell’1,2% a 33,4 miliardi (-1,2%) ma con un aumento significativo, pari al 4,2%, del credito alle famiglie.

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