l caso Evergrande è destinato ad avere conseguenze letali per l’intero sistema sociale: in Cina i clienti delle banche vengono disincentivati – con le buone o le cattive – dal prelevare dai loro conti e, per questo, protestano. Adesso anche chi ha puntato sull’immobiliare, piccoli ma anche piccolissimi investitori, potrebbe rimanere a bocca asciutta.
Rischio indebitamento per molte famiglie
D’altronde le famiglie, come rivela il report La Cina nel 2022 del Centro studi dell’Iccf (Italy China Council Foundation) nel capitolo basato sulla ricostruzione fatta dagli economisti di Intesa Sanpaolo, si stanno indebitando di più anche e soprattutto a causa dell’abitazione. A fine 2020 oltre il 62% del debito del settore non finanziario era imputabile alle famiglie, percentuale che schizza al 72% se si includono anche i prestiti sovvenzionati del Fondo per la casa.
Il destino di Evergrande, secondo property developer in Cina, resta incerto. La ristrutturazione in corso non è ben chiara, tornano a più riprese le ipotesi di smembramento della conglomerata. Nei fatti a dicembre c’è stato il primo default di un bond offshore mentre, finora almeno, i creditori cinesi titolari di obbligazioni onshore sono sempre stati soddisfatti e privilegiati rispetto ai creditori stranieri, banche e fondi. Una delle ragioni evidentemente sta nei numeri, perché la porzione più ampia dei 300 miliardi di dollari di debito, pari a oltre due terzi del totale, è polverizzato in mano a cinesi.
Si prospetta il calo di tutto il settore immobiliare
Intorno al mattone, d’altronde, ruotano i destini della Cina. La stretta del credito al settore immobiliare, negli ultimi due anni, nei piani delle autorità centrali, doveva ridurre il rischio finanziario ed evitare un eccessivo aumento dei prezzi delle abitazioni. Quindi, stop alla speculazione in nome della “prosperità comune” e della casa “per vivere”. «Adesso la prospettiva è che il settore immobiliare sia entrato in una fase di freno strutturale a causa del rallentamento dell’urbanizzazione e dell’invecchiamento della popolazione, con un conseguente impatto frenante sulla dinamica del Pil nei prossimi anni nonché sulla domanda di materie prime da parte della Cina», si legge nel report.
Il mercato è ormai saturo in molte aree urbane, e la dinamica degli investimenti immobiliari si basa in larga parte sulla domanda di ristrutturazione e la sostituzione degli immobili di vecchia costruzione. Altri studi sottolineano che, in ogni caso, il contributo di questo tipo di domanda rimarrà solido considerando il cambiamento delle preferenze dei consumatori verso abitazioni di migliore qualità in linea con l’aumento del reddito pro-capite.
Di fatto, tra bolla immobiliare ormai deflagrata e timori per il futuro, a soffrirne è il consumo interno dei privati fermo al 38% nel 2020, ben inferiore alla quota di altre economie a parità di sviluppo.