Bankitalia ha confermato l’avvenuta cessione di Veneto Banca e BPVi a Banca Intesa
Intesa Sanpaolo

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Per entrambe le banche, si legge in una nota, e’ presente l’ex amministratore delegato di Popolare Vicenza, Fabrizio Viola. Per Popolare Vicenza i commissari sono Claudio Ferrario, Giustino Di Cecco e Fabrizio Viola. Per Veneto Banca sono stati nominati Alessandro Leproux, Giuliana Scognamiglio e Fabrizio Viola. “I commissari liquidatori della Veneto Banca Spa e della Banca Popolare di Vicenza Spa in liquidazione coatta amministrativa hanno ceduto a Banca Intesa Sanpaolo le attività e passività costituenti un ramo d’azienda bancaria delle due banche in liquidazione”, si legge nella nota”. Dal perimetro della cessione, precisa la nota, “sono esclusi, tra l’altro, i crediti deteriorati (sofferenze, inadempienze probabili ed esposizioni scadute) e ulteriori attività e passività delle Banche in liquidazione, come specificate nel contratto di cessione”. “Sono altresì esclusi i diritti degli azionisti, gli strumenti di capitale (computabili e non nei fondi propri) e le passività subordinate”.

Inoltre, “il cessionario succede, senza soluzione di continuità, alle Banche in liquidazione coatta amministrativa nei diritti, nelle attività, nelle passività, nei rapporti, nei privilegi e nelle garanzie, nonché nei giudizi, oggetto di cessione, secondo quanto previsto nell’offerta dallo stesso formulata e oggetto di accettazione da parte dei commissari liquidatori delle Banche medesime. L’acquisto delle suddette attività e passività prevede il pagamento del corrispettivo simbolico di complessivi 1 euro da parte del cessionario ed è stato da questi condizionato all’attivazione di talune misure di intervento pubblico a sostegno della cessione”, come disciplinato dal decreto legge n. 99 del 25 giugno 2017.

Intesa nel frattempo minaccia – Il contratto di cessione di alcune attività delle due banche venete “include una clausola risolutiva, che prevede l’inefficacia del contratto e la retrocessione alle banche in liquidazione coatta amministrativa del perimetro oggetto di acquisizione, in particolare nel caso in cui il Decreto Legge non fosse convertito in legge, ovvero fosse convertito con modifiche e/o integrazioni tali da rendere più onerosa per Intesa Sanpaolo l’operazione, e non fosse pienamente in vigore entro i termini di legge” precisa intanto, in un comunicato, Intesa SanPaolo.

“L’intervento di Intesa Sanpaolo permette di evitare i gravi riflessi sociali che sarebbero altrimenti derivati dalla procedura di liquidazione coatta amministrativa delle due banche, salvaguardando l’occupazione, i risparmi di 2 milioni di famiglie e l’attivita’ di circa 200 mila imprese finanziate” aggiunge in un comunicato Intesa SanPaolo.

Il contratto di acquisto include misure riguardanti la riduzione del personale e degli sportelli dei due istituti, con l’apporto di fondi statali per 1,285 miliardi di euro. Come precisa la nota diffusa da Intesa, è previsto “un ulteriore contributo pubblico cash a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisizione, che riguardano tra gli altri la chiusura di circa 600 filiali e l’applicazione del Fondo di Solidarietà in relazione all’uscita, su base volontaria, di circa 3.900 persone del gruppo risultante dall’acquisizione, nonché altre misure a salvaguardia dei posti di lavoro, quali il ricorso alla mobilità territoriale e iniziative di formazione per la riqualificazione delle persone”, spiega il comunicato. Il contributo, contabilizzato come apporto al conto economico, è pari a 1,285 miliardi di euro non sottoposti a tassazione. L’importo sarà accantonato in un apposito fondo, tenuto conto degli effetti fiscali correlati all’utilizzo e risulterà quindi neutrale per l’utile netto dell’esercizio.

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