Banca Monte dei Paschi di Siena osservata speciale
Un interesse del fondo Apollo per la Banca Monte dei Paschi di Siena la fà schizzare in borsa.
Mps e i Pir esentasse

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Un interesse del fondo Apollo per la Banca Monte dei Paschi di Siena la fà schizzare in borsa. Con Draghi salva-Italia gli asset del made in Italy, non c’è dubbio, appaiono di colpo tutti più appetibili, perfino la banca che nessuno voleva fino a qualche giorno fa.

E così,  secondo il quotidiano romano, “il fondo Apollo avrebbe espresso il proprio interesse al Cda di Mps ad esaminare i conti della banca, mentre ci sarebbero altri tre fondi (Blackstone, Lonestar, Hellman & Friendman) intenzionati ad avere accesso alla data room. A questi dovrebbero aggiungersi secondo il quotidiano sia UniCredit, a partire da metà aprile dopo la nomina del nuovo CEO Orcel”.
Equita, in realtà, è scettica sull’opzione fondo:
“Riteniamo improbabile che l’interesse di un fondo possa sfociare concretamente nell’acquisizione di Mps, dato il profilo d’investitore, caratterizzato da un orizzonte temporale d’investimento di breve periodo e da una strategia di gestione per questo motivo più aggressiva nel taglio dei costi, possa non essere ritenuto adeguato dal MEF”.
La SIM milanese riporta anche le indiscrezioni di La Repubblica, secondo cui Monte dei Paschi “potrebbe procedere, a valle della pubblicazione dei risultati 2020 il prossimo 9 febbraio (domani), con l’emissione di uno strumento subordinato al fine di rafforzare il capitale”.
Per la precisione,  Repubblica ha scritto che “prende corpo l’ipotesi di un prestito subordinato del Monte dei Paschi da 500 milioni di euro, per rimpolpare almeno in parte il capitale entro febbraio e consentire la ‘continuità aziendale’ malgrado la forte perdita dei conti 2020, che il mercato stima in 1,5 miliardi”.

Mps, il giorno del giudizio è in arrivo. Ma per fortuna ora c’è Draghi salva-Italia

Il giorno del giudizio per Monte Paschi di Siena arriverà domani, martedì 9 febbraio, con la pubblicazione dei risultati di bilancio dell’intero anno scorso e del quarto trimestre.
La Repubblica ricorda la situazione di allerta in cui versa la banca senese: che se non riuscirà a rimpinguare il capitale di almeno 300 milioni nell’arco di 20 giorni, dovrà far fronte alla minaccia dei revisori contabili di Pwc, che “difficilmente sarebbero in grado di certificare la continuità aziendale, incerta da settembre, e che diventerà pericolante dopo che i conti 2020 saranno approvati”.
Di questo bond La Repubblica aveva parlato già in precedenza, nel momento in cui aveva illustrato il piano di Mps volto a una operazione di ricapitalizzazione da 2,5 miliardi in tre tappe.
Detto questo, c’è anche chi ripone tutta la sua fiducia in Draghi, ormai prossimo a presentare un governo dopo il giro di consultazioni tra i partiti. Basta vedere come hanno reagito i tassi sui BTP e di conseguenza lo spread, capitolato sotto quota 100.

Sicuramente, una volta occupato lo scranno più alto di Palazzo Chigi, l’ex numero uno della Bce si troverà più di una gatta da pelare, Mps in primis, che negli ultimi mesi il Tesoro primo azionista con una quota del 64% ha cercato di dare in sposa a UniCredit, per sbolognare  quella partecipazione che, in base all’accordo sulla ricapitalizzazione precauzionale siglato con la Commissione europea nel 2017, prevede la privatizzazione dell’istituto.
Finora, nonostante l’apertura di una data room con cui il Mef aveva messo ufficialmente in vendita la sua partecipazione, nessuno si era fatto vivo, almeno fino a pochi giorni fa, anche se la nomina di Andrea Orcel alla guida di UniCredit di rumor ne aveva scatenati eccome, come quello di un matrimonio a tre UniCredit-Mps-Banco BPM. Ora che in campo c’è Mr Whatever It Takes, l’uomo che ha salvato l’euro, lo scenario per le banche si fa più rassicurante. Perfino per Mps, visto che in queste ultime ore qualcuno, finalmente, ha fatto capolino nella data room.
Da UniCredit, è vero che mggiori chiarimenti erano arrivati con l’intervista che il presidente designato Pier Carlo Padoan aveva rilasciato qualche giorno fa sempre a Repubblica.
L’ex titolare del Tesoro non ha escluso, di fatto, un’ operazione di M&A con Siena.  Ed è bastato questo, oltre ovviamente all’effetto spread in caduta libera alla sola prospettiva di un governo Draghi salva-Italia, a innescare venerdì scorso forti buy sul titolo.
Certo, il nuovo bond a cui starebbe lavorando Mps per salvarsi almeno nel breve termine, spiega La Repubblica – “e che servirebbe anche a formare il cuscinetto a strati detto ‘Mrel’ e richiesto dalla vigilanza – avrebbe lo svantaggio di una cedola salata, che potrebbe superare l’8% annuo”.
Ma Mps ha bisogno di capitale. Subito. E inoltre “proprio la congiuntura favorevole per ‘’Italia sui mercati legata all’arrivo di Draghi può favorire anche l’emissione di un bond rischioso da parte di una banca che non fa utili da anni e non ne farà per un pezzo“.

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