Banche, un argine anti-default

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Banche, arriva un argine antidefault. Sotto forma di un’anticipazione della rilevazione delle perdite su crediti e strumenti finanziari. Che però, se da una parte migliora la trasparenza dei bilancio, dall’altra rischia di indebolire il patrimonio. Le nuove regole per la contabilizzazione degli strumenti finanziari (crediti, titoli e derivati) entreranno tuttavia in vigore solo dal 2018. Lo Iasb (International accounting standard board-l’organismo che stabilisce le regole contabili a livello mondiale) ha pubblicato ieri il principio contabile Ifrs 9, che sostituisce integralmente lo Ias 39 concedendo a imprese e investitori, il tempo necessario per assimilare le principali novità. Tra le quali spiccano un sistema d’impairment fondato sulla previsione delle perdite attese; strumenti finanziari classificati sulla base del tipo di business e delle caratteristiche dei loro flussi di finanziari; un modello di hedge accounting orientato verso il risk management.

Le principali novità

L’intervento più significativo riguarda il nuovo sistema di rilevazione delle perdite sui crediti e sugli altri strumenti finanziari. Lo Ias 39 richiede la svalutazione solo al verificarsi di eventi concreti che testimoniano il loro deterioramento: una soluzione sì pragmatica ma che implica, come dimostrato dalla crisi finanziaria di questi anni, un ritardo (anche significativo) nella rilevazione delle perdite. La prospettiva cambia radicalmente con l’Ifrs 9: ai redattori del bilancio è chiesto d’implementare un sistema di monitoraggio continuo delle perdite, fondato sulla stima della qualità prospettica degli asset, capace di anticiparne la rilevazione rispetto all’effettivo verificarsi. Un orientamento al futuro che pone problemi, in primo luogo, di congetturalità: il nuovo standard riscrive, a tale scopo, pure la disclosure in tema d’impairment imponendo una chiara identificazione sia dei dati che delle ipotesi utilizzati per la stima delle perdite attese. Le nuove regole avranno un significativo impatto soprattutto sui bilanci di banche, intermediari finanziari e assicurazioni: anticipare le svalutazioni sui crediti e sugli altri strumenti finanziari, rilevando non solo le perdite verificatesi ma anche quelle attese in futuro, migliorerebbe sì la qualità informativa e la trasparenza dei loro conti ma con conseguenze problematiche, soprattutto nei primi anni di applicazione del nuovo impairment, sulla loro capitalizzazione.

 

La classificazione

Cambia anche il modello di classificazione. Lo Ias 39 prevedeva quattro categorie su cui spalmare le attività finanziarie in portafoglio: quelle al fair value rilevato a conto economico; gli investimenti posseduti sino a scadenza; i finanziamenti e i crediti; le attività finanziarie disponibili per la vendita. L’Ifrs 9 riduce a tre le classi di strumenti finanziari legandole, in modo esplicito, alle modalità valutative: quelli misurati al costo ammortizzato; quelli misurate al fair value da imputare fra le altre componenti del conto economico complessivo; quelli misurati al fair value da imputare a conto economico. L’individuazione della giusta categoria ruota su due parametri: il modello di business, ossia se l’asset è detenuto per incassare quanto previsto dalla struttura negoziale dello stesso piuttosto che per realizzare eventuali fluttuazioni del suo valore di mercato; le caratteristiche contrattuali dello strumento, ossia se queste danno luogo a flussi di cassa temporalmente predefiniti e imputabili unicamente a capitale od interessi o meno. Ampio spazio, in ogni caso, per l’impiego del valor equo anche per la previsione, in sede di prima iscrizione, della fair value option per gli strumenti equity e i mismatch contabili.

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