Lussemburgo: il paradiso fiscale è sotto assedio

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Il sistema costituito da tasse eccessivamente basse che ha portato tanta prosperità in Lussemburgo ora rischia di diventare invece il tallone di achille del Grande Ducato.

Un po’ come avviene per la Svizzera, la diffusione di stazioni di servizio che offrono benzina a basso costo grazie a un regime fiscale molto più magnanimo dei paesi confinanti europei è uno deglie sempi che caratterizzano il turismo della pomba del gasolio che ha alimentato l’economica del piccolo staterello alle spese dei suoi vicini.

Tuttavia, come riferisce il Financial Times i tempi stanno per cambiare.

L’insofferenza per le pratiche fiscali del Lussemburgo sta crescendo e ora ne minaccia l’esistenza. Lo Stato ha già ceduto alle pressioni internazionali dopo essere stata accusata di aver aiutato i cittadini europei ad evadere il fisco in patria.

Xavier Bettel, il primo ministro, ha detto che non ne può più di essere “accusato di prendere le difese di un paradiso fiscale e un focolaio di peccati”.

La commissione ha aperto un’indagine sulle pratiche del paese, accusato di offrire accordi edulcorati alle grandi società europee, come Fiat, che spostano le sedi lì in Svizzera e in Irlanda, tanto per citare esempi di stati con corporate tax e regimi fiscali bassi.

Il sospetto è che ci siano gli estremi per provare una violazione delle leggi sugli aiuti statali.

Un’altra accusa che pende sulla testa del Ducato è quella di aver causato “distorsioni gravi della concorrenza”. La Commissione cita l’Iva del 3% imposta ad Amazon e altri gruppi di ebook.

Grazie a un’imposta sui consumi così bassa, il paese è diventato un centro per l’ecommerce ma con il cambiamento previsto delle regole fiscali europee, rischia di perdere 800 milioni di entrate fiscali (ovvero ben l’1,5% del suo Pil) l’anno prossimo.

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