Banche, margini in bilico sul costo del funding

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L’aura di incertezza in Borsa sulle banche italiane rimarrà almeno fino al 26 ottobre, quando verranno svelati i risultati dell’asset quality review effettuata dalla Banca centrale europea. È questa la previsione pressoché unanime degli analisti. Nel frattempo, un’analisi di Kpmg sulle semestrali degli istituti – che Affari & Finanza pubblica in esclusiva – mostra i punti di forza (pochi) e di debolezza (molti) del sistema creditizio italiano. E chiarisce che la tanto attesa svolta non è ancora arrivata. Continua il deleverage Complessivamente, l’economia non aiuta certo in questo momento le banche. Infatti le semestrali del 2014 non mostrano alcun segnale di discontinuità rispetto al passato da questo punto di vista: le banche non spingono l’economia un po’ perché dal mondo produttivo e dalle famiglie non arrivano forti richieste; e un po’ perché «i gruppi bancari sono prudenti nell’erogazione di nuovo credito anche per la necessità di rispettare i requisiti patrimoniali e gli obiettivi di qualità dell’attivo », si legge nel report. Come nel classico cane che si morde la coda, non si capisce di chi sia la colpa. Ma il risultato finale è che anche nel primo semestre del 2014 è continuato un (seppur leggero) deleverage, ovvero una contrazione degli impieghi verso la clientela pari al 2 per cento per il campione di 17 gruppi bancari preso in considerazione dalla società di

consulenza. «Le banche, in verità dice Giuliano Cicioni, il partner di Kpmg che ha curato la ricerca – stanno cercando impieghi solidi ma hanno difficoltà a trovarli ». In altri termini, domanda e offerta non s’incontrano perché chi vorrebbe comprare l’acqua non sempre ha i soldi e chi la vende vorrebbe trovare dei compratori che diano garanzie di solidità. I crediti deteriorati Tra le notizie negative, c’è che la qualità del credito continua a peggiorare. «A causa del perdurare della crisi economico-finanziaria – si legge nel report continua il preoccupante trend dei crediti deteriorati, che raggiungono a giugno 2014 i 159 miliardi di Euro (più 6,2 miliardi di euro, più 4,1 per cento rispetto al dicembre 2013)». A star peggio, in questo contesto, non sono i piccoli, come si potrebbe immaginare: «Il deterioramento della qualità del credito è più evidente nei medi (più 10 per cento), mentre i piccoli hanno registrato una lieve riduzione (meno 0,4 per cento)». Ed è da troppo tempo che da questo fronte non ci sono notizie positive: «Il peggioramento della qualità degli impieghi, anche se con un rallentamento della dinamica, non accenna ad arrestarsi: basti pensare che nel 2009 i crediti deteriorati netti erano pari a circa 105 miliardi di Euro (+54 miliardi di Euro rispetto al 2009)». Un dato confortante è però rappresentato dalla riduzione dei crediti scaduti (meno 9 per cento) e delle rettifiche sui crediti rispetto allo scorso anno (meno 7 per cento), quando avevano inciso in maniera negativa sui risultati dei gruppi del campione. Margini in crescita Tra i segnali positivi, c’è che torna ad aumentare il margine d’intermediazione (più 1 per cento), grazie all’incremento del margine d’interesse e del margine da commissioni e nonostante la riduzione dei profitti da attività finanziarie. «In uno scenario di contrazione dei volumi – dice Cicioni – e di difficoltà dalla parte dei ricavi soprattutto su uno scenario di tassi molto ridotti, gli istituti di credito hanno oggettivamente difficoltà a tenere il conto economico. Il margine si fa molto quindi più sul costo del funding che sul tasso sugli impieghi. Va detto che tradizionalmente la raccolta da clientela era per le banche molto vischiosa: oggi invece è diventata estremamente selettiva e dinamica; gli istituti devono quindi avere politiche molto reattive, un po’ – tanto per capirsi – come le tariffe del mondo telecom». I costi «Il tema della razionalizzazione e del contenimento dei costi rimane centrale per il settore bancario – si legge nel report di Kpmg – nonostante il miglioramento di margini e redditività». I gruppi presi in esame nel campione sono intervenuti «attraverso la riduzione del numero di sportelli e di risorse, con una conseguente contrazione soprattutto delle spese del personale » . «Sulla parte bassa del conto economico dice Cicioni ovvero sul fronte dei costi, le aziende bancarie sono intervenute molto in questi anni. Soprattutto sulle spese ammini-strative e di acquisto il lavoro fatto è notevole. Si è intervenuti anche sul fronte delle spese per il personale, ma ora c’è la grande incognita collegata al prossimo rinnovo del contratto bancario ». Per il futuro le uniche speranze di ridurre il costo del personale sono riposte nella capacità di «rivedere il modello basato sugli sportelli che servono una clientela indistinta e che non tiene conto del fatto che è in atto una forte polarizzazione fra pochi “molto ricchi” e molti “molto poveri”». I crediti deteriorati sono cresciuti per tutte le banche ma non per le piccole

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