Basilea 3 Come far arrivare i soldi alle imprese

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Che il problema del credito, o meglio del non credito, alle imprese sia prioritario non lo segnalano solo i dati della Banca d’Italia che hanno registrato un crollo del 6% dei prestiti in novembre. Lo dicono, e non da ora, le autorità monetarie a Roma come a Bruxelles e a Francoforte. Il presidente della Bce, Mario Draghi, in particolare, lo ha sottolineato nel suo intervento del 16 dicembre scorso al Parlamento europeo spiegando che le misure anche non convenzionali prese dalla Bce ed in particolare le decisioni sui tassi di interesse «hanno affrontato le distorsioni, alleviato pressione sui finanziamenti delle aziende non finanziarie e aiutato le piccole e medie imprese». Quelle imprese che in Italia, aveva sottolineato in un intervento precedente, ricevono finanziamenti «troppo pochi» e «troppo cari» .

Relazione debole
La Banca centrale europea in realtà dopo l’abbondante immissione di liquidità alle banche con le due operazioni di Ltro tra fine 2011 e inizio 2012, poco ha potuto fare per deviare i suoi prestiti verso l’economia, un compito questo, quello di fare prestiti, che – ha spiegato ancora Draghi – attiene alle scelte del singolo intermediario. Giovedì scorso, poi, nella prima conferenza stampa del 2014 il numero uno della Banca centrale europea è tornato a rassicurare su nuove misure espansive della Banca centrale semmai ce ne fosse bisogno. Ed in precedenza aveva detto che una possibile nuova operazione di iniezione di liquidità sarà fatta solo a fronte di un impegno ad impiegare i fondi nell’economia reale.
L’obiettivo non è facile perché contro l’espansione dei prestiti giocano la crisi che non è finita, ed i cui effetti persistono soprattutto in Italia nonché, assieme, le stesse misure anticrisi come le nuove regole di Basilea 3 che puntano a rafforzare i patrimoni delle banche ma che proprio per questo determinano una riduzione delle risorse disponibili per il credito all’economia.
Il nuovo accordo internazionale, denominato appunto Basilea 3, è entrato in vigore il primo gennaio anche se si può dire che il mercato abbia già scontato, favorendone l’anticipata applicazione, le nuove regole. Le banche hanno già varato gli aumenti di capitale per rimettersi in linea – gli istituti italiani sono già in regola con i nuovi parametri – e sono già a buon punto negli adeguamenti strutturali richiesti dai nuovi paletti sulla liquidità e l’indebitamento. Nei prossimi giorni l’Abi darà tutte le istruzioni necessarie per accogliere le novità procedurali e di vigilanza, ma il più negli istituti di credito, come si è detto, è stato già fatto. La questione è che all’avvio ufficiale di Basilea 3 si aggiungono gli adempimenti richiesti dalle indagini della Bce in vista della partenza, il prossimo novembre, della Vigilanza unica. Una serie di esami e verifiche – una sorta di due diligence – dei bilanci delle banche e della loro capacità a resistere ad eventuali nuovi stress finanziari che comporterà una maggiore selettività nella politica del credito già in restrizione per la crisi e per le regole di Basilea.
«Siamo di fronte al congiunto operare da un lato degli effetti della crisi economica su imprese e famiglie, dall’altro della regolamentazione che le banche sono chiamate a rispettare. Basta pensare al peso delle rettifiche su crediti e alla più incisiva richiesta delle regole di Basilea 3 per un capitale più elevato e di migliore qualità. Ne derivano, inevitabilmente, spinte alla riduzione dei rischi e alla conseguente rivisitazione delle politiche di credito, il tutto aggravato dalla scarsa redditività dell’attività bancaria», spiega l’economista Franco Tutino, che ha studiato a fondo il processo di Basilea 3. Il rispetto di parametri più severi del capitale riduce dunque le disponibilità di impiego mentre l’attenzione al rischio aumenta la prudenza nel concedere prestiti alle aziende, soprattutto alle medie e piccole. In termini pratici tutto ciò vuole dire che le banche, come del resto stanno già facendo, chiederanno il rientro dei fidi più a rischio o comunque di clienti non graditi e saranno ancora meno generose di prima nel fare credito .
Il prossimo pericolo
Anche Draghi, nella conferenza stampa di giovedì a Francoforte, lo ha riconosciuto. Ci potrà essere, ha detto, una ulteriore stretta creditizia nel breve termine, ma ci sarà anche, a fine 2014, «un sistema bancario più sano e più solido» e si avrà la riapertura dei mercati dei capitali alla raccolta delle banche. Nel frattempo però, complice la crisi ed i ritardi, in particolare in Italia, della ripresa economica, i prestiti alle imprese e famiglie resteranno difficili. Anche se qualcosa in più per neutralizzare quantomeno l’impatto dei parametri di Basilea 3 sulle Pmi, è stato in realtà fatto con la decisione del Parlamento europeo di non applicare i nuovi standard più restrittivi ai crediti erogati alle imprese fino a 1,5 milioni. È però tutto da vedere quanto questi accorgimenti riusciranno ad alleggerire la situazione delle Pmi. Anche perché è da chiarire quanto del credit crunchsia dovuto al calo degli investimenti e della domanda e quanto all’azione prociclica di Basilea 3. Ci sono peraltro delle cifre che possono aiutare nell’analisi del fenomeno e le fornisce l’Abi indicando l’andamento riflessivo dei prestiti anche nei Paesi in cui l’economia ha continuato a tirare, come la Germa nia.
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