Bpm, faro Bankitalia sulle consulenze

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Gli organi stanno per essere rinnovati, ma Banca d’Italia non molla la presa sulla Banca Popolare di Milano. Due settimane dopo la lettera, firmata da Ignazio Visco, con cui si negava l’autorizzazione al rimborso di alcuni bond, l’altroieri il gruppo si è visto recapitare dalla Vigilanza una nuova missiva: questa volta, sotto la lente sono finite le consulenze affidate dal gruppo tra il 2012 e l’inizio 2013, già al centro di un report dell’audit richiesto dal comitato controlli interni in primavera e consegnata a fine settembre.
Il documento era stato discusso in CdS nelle settimane scorse, e – secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore – proprio a valle di una di quelle sedute, il 7 novembre la consigliera Flavia Daunia Minutillo aveva segnalato la questione alla Vigilanza; da qui la lettera di mandata da Banca d’Italia, in cui si chiedono chiarimenti sulla vicenda, e in particolare sulle «diffuse problematiche comportamentali» denunciate dal report, che «espongono la banca al rischio di inefficaci politiche di gestione dei costi, considerata anche la significatività economica di alcune consulenze» (nel dettaglio, si apprende, l’audit avrebbe riscontrato fatture per 18,7 milioni tra il primo gennaio 2012 e il 17 maggio 2013, di cui 3,2 milioni riconducibili al progetto Ovidio). Insieme al report, poi, sempre a settembre era stata consegnata ai consigli una relazione, questa volta della funzione Compliance della banca, sulle attività di rischio e conflitti di interesse nei confronti d soggetti collegati, un documento di 11 pagine da cui emergeva «la limitata conformità dei presìdi posti in essere per ottemperare agli obblighi normativi volti a dare attuazione alla disciplina emanata da Banca d’Italia». Tutte questioni finite ora sotto la lente della Vigilanza, che così di fatto ha deciso di aprire un nuovo fronte sulla Popolare di Milano: ieri della lettera si è fatto cenno in Cds, durante una riunione-fiume in cui si è parlato della vicenda-Simonelli (si veda Il Sole di ieri).
La campagna elettorale
Intanto, prosegue la campagna elettorale dei due candidati alla presidenza del CdS in occasione della prossima assemblea del 21 dicembre. Ieri, in occasione dell’anniversario della fondazione della banca, avvenuta nel 1865, Piero Lonardi ha diffuso un comunicato “d’auguri” «all’istituto di credito e a tutti coloro che hanno lavorato con impegno per raggiungere questo traguardo. Il mio regalo é nell’impegno a rifondare Bpm, contrastando quanti vogliono mettere a rischio la sua indipendenza».
Tappa romana, invece, per il candidato sostenuto dai sindacati nazionali, Piero Giarda: «Una delle debolezze della banca é che siamo in po’ scarsi di capitale e per questo l’autorità di vigilanza ci ha chiesto di rafforzare il capitale; riteniamo che un aumento di capitale andrà fatto in tempi ragionevolmente brevi», ha dichiarato il docente della Cattolica. Ribadito che non c’è alcun accordo con Andrea C. Bonomi («Questo signore non lo conosco, non l’ho mai visto e non so quanti anni ha»), l’ex ministro ha detto che Bpm non può fare troppo affidamento sui profitti legati alla finanza, «perché il reddito deve venire dal territorio».

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