Bpvi in poco meno di tre mesi ha pulito crediti malati per quasi un miliardo
Banca Popolare di Vicenza fa il bis in Puglia

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Ma la pulizia dei conti per Francesco Iorio, il nuovo ad della Popolare di Vicenza, non è finita qui. Pesano ancora quei 350 milioni che la gestione Zonin-Sorato aveva conferito non più tardi di 3 anni fa a tre fondi offshore anch’essi sotto la lente delle indagini della Guardia di Finanza e della Procura. Un prezzo da pagare è già stato spesato nell’ultima semestrale. Oltre 100 milioni di svalutazioni già effettuate sul valore dei 250 milioni versati dalla Vicenza nei fondi lussemburghesi Optimum Multistrategy 1 e 2, gestiti dal finanziere Alberto Matta e dei 100 milioni versati nel fondo Athena che fa capo al finanziere Raffaele Mincione. Fondi avvolti dal mistero. Di fatto la Vicenza risulta essere l’unico sottoscrittore e ha investito in quei 3 fondi lussemburghesi l’80% del totale dei suoi investimenti in risparmio gestito. Ora fonti vicine al nuovo corso della banca fanno sapere che l’istituto non vuole sopportare ulteriori perdite. Anzi l’intenzione è di chiedere indietro ai fondi l’intero ammontare versato a suo tempo. Ma qui la partita si fa ardua. Nei fondi, che avrebbero dovuto investire in normali azioni quotate e bond governativi, forse quei soldi non sono più disponibili. La banca ha infatti dovuto operare una prima perdita per quasi un terzo del valore perché, come ha appurato Il Sole 24Ore, nel caso di Optimum, il gestore non è stato in grado di fornire il Nav del fondo, cioè il valore netto delle quote. Del resto quei soldi parcheggiati dalla banca nei tre fondi off shore non sembrano essere un mero investimento finanziario da cui ricavare un rendimento. Il nome dei tre fondi esteri compare nelle carte dell’inchiesta come uno degli strumenti usati per l’ingente finanziamento da 974 milioni concesso a clienti e soci per acquistare azioni della stessa Vicenza.
Continua pagina 34 Fabio PavesiContinua da pagina 31 E nella ricognizione del portafoglio fatta dal nuovo vertice della banca si trovano molti titoli illiquidi e quindi dal valore tutto da decifrare. È il caso di Dynex Energy Sa, uno dei titoli svalutati. Una holding lussemburghese, che ha in pancia una società che ha un progetto di escavazione di pozzi petroliferi in Kansas e Texas ed è quotata Parigi sul Marchè Libre. Peccato che l’ultimo bilancio sia del 2012 e che pur capitalizzando oltre 300 milioni non scambi un’azione da mesi. Quanto può valere Dynex e che ci fa nel portafoglio del fondo Optimum che ha come unico sottoscrittore la Vicenza? La storia di Dynex si intreccia con Methorios la banca d’affari romana che vede come primo azionista con il 32% la società maltese Futura Funds di Matta di cui Optimum non è che il braccio operativo. Methorios è l’advisor della quotazione e la Dynex è tuttora una partecipazione della merchant. Ma come ha rivelato L’Espresso dalle carte dell’inchiesta compaiono nei fondi Optimum obbligazioni e titoli di Maiora Group e Fimco che fanno capo alla famiglia di costruttori pugliesi Fusillo, così come Partecipazioni investimenti Re e Italfinance della famiglia Degennaro. O la stessa Methorios e Imvest che ha tra gli azionisti Alfio Marchini e la merchant romana. La società maltese primo socio di Methorios ha anche sottoscritto integralmente un bond 2013-2018 da 30 milioni di Imvest. E sempre Futura Funds è sottoscrittore di un bond da 25 milioni di Maiora Group. Ovviamente l’inchiesta giudiziaria riguarda solo gli ex vertici della Vicenza e non gli altri soggetti, ma quel filo doppio che lega Matta, gestore di fondi off shore per la Vicenza e primo socio di Methorios è evidente. Sta di fatto che gli inquirenti sospettano che i fondi Optimum siano stati lo schermo per mascherare finanziamenti della Vicenza in cambio dell’acquisto di azioni della Popolare. E il filo rosso tra Methorios e Vicenza è in quell’accordo di inizio 2014 per sviluppare il mercato dei minibond. Un robusto intreccio quello di Matta e della sua Futura Funds con la gestione dei fondi esteri per la Vicenza e il ruolo della Methorios di cui Futura ha il 32% del capitale. È ovviamente una coincidenza ma l’inchiesta su Vicenza vede anche un terremoto ai vertici di Methorios che ha chiuso il 2014 e i primi 6 mesi del 2015 con perdite per oltre 20 milioni. Si è dimesso il vicepresidente Girolamo Stabile, partner di Matta in Futura e hanno lasciato le cariche di ad e presidente i due fondatori di Methorios, Fabio Palumbo ed Ernesto Mocci. Nuovo presidente della merchant romana è ora Paolo Cacciari, commercialista torinese, consulente di Procure ed esperto in fallimenti e reati societari. Starà a lui rimettere ordine.

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