Carife commissariata, Il nodo è il credito

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«Il credito? E’ come ho detto fino ad oggi, non ci saranno “salti” nelle politiche. C’è chi esprime timori sul Core tier 1? Guardi, non è che possiamo improvvisarci tutti esperti di banche…». Fine della prima telefonata. «Siamo d’accordo che Carife è un punto di riferimento fondamentale per le attività del territorio, ora però non possiamo trasformare tutto in un talk show: la nostra è anche un’attività che va avanti in silenzio». Fine, più o meno, della seconda telefonata. In questi due momenti, strappati ad un’altra giornata di full immersion richiesta da una struttura che gli chiede continue conferme su come muoversi, il commissario Bruno Inzitari ha provato a piantare qualche paletto sul terreno “caldo” del momento: la concessione del credito da parte della principale banca del territorio. Lasciate per ora da parte le grandi domande sul passato (perché la banca è stata commissariata?) e sul futuro (si vende? e a chi?), i principali clienti dell’azienda banca, cioè industriali e agricoltori, che sono stati estromessi dalla stanza dei bottoni da loro gestita per anni, oggi si stanno concentrando su questioni che riguardano da vicino la sopravvivenza di molte aziende.

Unindustria sta predisponendo una presa di posizione formale, in parte anticipata dal direttore Roberto Bonora («il tema è la possibile restrizione del credito da parte di Carife»), che prelude alla richiesta d’incontro con il commissario. Il ragionamento di palazzo Calcagnini è questo. Bankitalia ha indicato nell’immissione di nuovo capitale da vendita di azioni la ricetta per riportare l’indice patrimoniale Core tier 1 a livelli vicini all’8%, dopo le maxi-coperture dei crediti del bilancio 2012. Sul successo e sui tempi dell’operazione, però, non vi sono certezze, e il timore degli industriali è che in alternativa all’immissione di 100 milioni di euro al numeratore del rapporto patrimonio di base/attività di rischio ponderate, Inzitari si risolva ad agire sul denominatore. In parole povere, a restringere la massa dei crediti del gruppo bancario, per cifre nell’ordine di centinaia di milioni di euro in un anno. Si tratta di una prospettiva comprensibilmente poco entusiasmante per chi rappresenta un universo imprenditoriale già in difficoltà, e da tempo, sul fronte del credito.

Entra già nello specifico Pier Carlo Scaramagli, fresco presidente di Confagricoltura e vicepresidente della Fondazione Carife («ma non parlo in quest’ultima veste» tiene a sottolineare). Tra gli agricoltori si registra «un po’ di preoccupazione» per quanto sta accadendo in Carife, accentuata dalle piogge che hanno allagato i campi. «In queste condizioni l’esigenza di credito da parte dei frutticoltori, in particolare, è più forte che mai, cercheremo di spiegarlo bene al commissario – preannuncia Scaramagli – Chi viene da fuori provincia non ha l’immediata percezione della centralità di questi comparti per la nostra economia. La coltura del pero, ad esempio, si estende per 10mila ettari ed è responsabile di 100 milioni di produzione lorda vendibile, è una piccola Mirafiori per Ferrara. Queste colture richiedono anticipazioni creditizie consistenti, anche perché i ritorni degli investimenti sono a 4-5 anni. C’è poi la questione dell’anticipo Pac». Si tratta dell’intesa con la Regione per anticipare i fondi della Politica agricola comunicaria, attraverso l’agenzia Agrea, che è regolata da una convenzione alla quale aderisce un pool di banche. «Questa convenzione è stata sottoscritta da diversi istituti bancari e finora, è un dato di fatto, Carife non è tra loro – è la constatazione del presidente di Confagricoltura – Può essere un semplice ritardo, il commissario è del resto qui da pochi giorni, ma certo la presenza della più importante banca del territorio è fondamentale. Su questo e su altre questioni specifiche abbiamo bisogno di risposte nel giro di poco tempo».

La coda di chi sta all’uscio del commissario è già molto lunga: un’intera provincia, si direbbe.

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